Gli americani fanno così: pescano film in giro per il mondo che in America non passeranno mai e li rifanno pari pari. E’ il caso di Prince avalance, remake di Either Way che un paio di anni fa vinse il TFF arrivando dall’Islanda.
La storia originale è possente e completa e David Gordon Green si limita a riproporcela pari pari… ma senza Islanda.
I due protagonisti sono su una strada sperduta del Texas, una zona boschiva da ricostruire dopo un incendio devastante, e passano lì l’estate a tracciare linee stradali e piantare paletti. Sono cognati e tra i due non c’è un rapporto ottimo.
Ma il tempo passato insieme servirà a litigare, conoscersi, odiarsi, sbronzarsi e ricostruire un rappaorto, naturalmente dopo essersi raccontati la propria vita, le proprie delusioni, le proprie sconfitte.
Non sono due vincenti, sone entrambi insicuri. Quella strada è anche un viaggio per maturare, per crescere, per cambiare, per liberarsi.
Quello che cambia dall’originale è la location. L’Islanda, deserta e solitaria, è sostituita dal Texas, dove è necessario inventarsi un mega-incendio per dare un senso alla faccenda.
Il risultato è comunque un buon film, probabilmente molto buono per chi non ha visto l’originale, però permettetemi e scusate se insisto: il fatto che manchi l’Islanda si sente eccome!