Ora mettetevi comodi perchè Pojkarna (Girls Lost) è un film interessante davvero. Alexandra-Therese Keining affronta il non facile tema della confusione di genere in età adolescenziale e lo fa con tre giovani protagoniste splendide e utilizzando un linguaggio che va dalla poesia alla magia, buttandoci dentro il bullismo, l’abbandono, la scuola che manca, i sentimenti.
Le nostre tre giovani protagoniste sono vittime dei bulli della scuola, spesso anche in modo pesante. Vorrebbero essere maschi per potersi difendere e non subire le angherie che invece patiscono passivamente e quotidianamente.
Poi un seme comparso dal nulla e amorevolmente curato da vita ad una pianta stranam che produce dei frutti capaci di trasformare le tre ragazze in ragazzi… e tutto cambia.
Ma se per due di loro la trasformazione (una tantum) serve a dare coraggio, a capire che si può lottare e farsi rispettare anche in un corpo femminile che porta i segni acerbi dell’adolescenza, per Kim è tutta un’altra storia.
Per lei quel corpo da ragazzo serve a capire che quella è la sua vera natura, che il suo essere donna è un errore. Le spiega i motivi della sue inadeguatezza e naturalmente la fa piombare in una crisi profonda.
C’è magia in Girl Lost, ma è una magia da adolescenti. Se credete potete anche vederla semplicemente come un simbolo, con la pianta che diventa oggetto magico, scintilla per la comprensione. E a quel punto si apre un mondo di riflessioni sulle difficoltà adolescenziali, sia quelle di tutti, sia quelle, profondamente accese di una ragazza in un corpo sbagliato che sta cambiando.
Poi abbiamo i simboli. Su tutti una splendida sequenza con tuniche e maschere per nascondersi dal mondo, per essere altri, per coprire il proprio essere.
E un finale in cui non è chiaro se ne usciamo vincitori o sconfitti.