Parte stasera il Torino GLBT Film Festival con l’inaugurazione all’UCI e proseguirà da domani con le proiezioni al Cinema Massimo.
Visto che sono accreditato al Festival come inviato di Quotidiano Piemontese vedrò di tenervi aggiornato su quello che succederà sotto la mole.
(piccola parentesi per dire che vedo questo accredito come un ulteriore passo avanti di QP che in questo modo viene per la prima volta riconosciuto come testata giornalistica e continua a farsi conoscere)
Da domani sarò quindi per voi perso tra le proiezioni al Massimo e per il momento vi lascio con la lunga motivazione ufficiale per cui il GLBT ha deciso di assegnare a Lindsay Kemp il Premio Dorian Gray di quest’anno.
Lo scorso anno, in occasione del Venticinquennale, ritenemmo che James Ivory fosse la persona giusta per inaugurare il “Premio Dorian Gray”. Il grande regista di Maurice e di Camera con vista, amatissimo dalla comunità GLBT, un po’ inaspettatamente accettò l’invito e trascorse al Festival giorni, per noi, indimenticabili. L’intento del Premio, quello di attribuire a una personalità del nostro cinema ma anche dello spettacolo e della cultura in senso più ampio, un riconoscimento (e un ringraziamento) per il suo contributo alla causa, non poteva esordire in modo migliore.
Quest’anno, fra i tanti possibili, si è pensato a un altro grande artista, Lindsay Kemp, che ha attraversato a tutto tondo quasi tutte le forme d’arte, privilegiando un approccio personale alla danza e al teatro a partire dallo straordinario Flowers, una pantomima per Jean Gênet che s’ispirava allo scrittore e drammaturgo francese ma anche ad Allen Ginsberg, Garcia Lorca, Jean-Paul Sartre e Walt Whitman. Oltre che sui palcoscenici di tutto il mondo, tra gli anni Settanta e Ottanta, Kemp ha lasciato un segno indelebile anche con la messa in scena dei concerti Ziggy Stardust di David Bowie. A inizio carriera, Bowie era stato un membro della sua compagnia e aveva imparato molto dalla sua arte, dal suo modo di muoversi, dalla mimica, dal travestitismo e ne fu profondamente influenzato.
Kemp lo ha manifestato il profondo amore per il mondo della celluloide nel 1984 con The Big Parade, un esaltante omaggio al cinema muto e, sempre pensando al cinema, in Sogno di Hollywood realizzato con la Compagnia del Teatro Nuovo di Torino nel 1996.
Da attore, del resto, aveva già lavorato assieme a registi quali Derek Jarman e Ken Russell. Con l’amico Derek aveva preso parte a due delle sue opere fondamentali, Sebastiane (1976) e Jubilee (1978) e con l’estroverso Russell partecipando ad altri due capovalori: Messia Selvaggio (1972) e Valentino (1977). In Italia, Memé Perlini gli affidò nel 1987 un ruolo importante in Cartoline italiane e, nel decennio successivo, Todd Haynes lo volle per Velvet Goldmine.
Teatro, cinema, danza. Da oltre cinquant’anni Lindsay Kemp è un Maestro indiscusso della rappresentazione, un grande rivisitatore e innovatore di un’estetica, quella del camp (ma non solo, naturalmente), che da sempre accompagna i nostri sguardi, il nostro modo di essere, il nostro approccio alla realtà, i nostri simboli: un destino artistico meravigliosamente impresso fin nel suo stesso cognome.