Non c’è che da fare i complimenti al San Francisco Cronicle per aver voluto investire ancora una volta in un lavoro importante a favore della comunità GLBT (e non solo). Last Men Standing di Erin Brethauer e Timothy Hussin è infatti prodotto dal giornale che più di tutti, già negli anni ’70, si era schierato.
San Francisco agli inizi degli anni ’70 diventa il paradiso dei gay. L’unico luogo al mondo dove le persone Glbt si possono esprimere liberamente e fisicamente. La città, e la zona di Castro in particolare, diventano meta di migliaia e migliaia di omosessuali, che si trasferiscono lì a vivere da ogni angolo del mondo. Una gioia, una festa continua, finalmente la libertà (sessuale compresa).
Il doc comincia così, con quelle splendide immagini d’epoca, per poi piombarci di colpo nel dramma che arriva una decina di anni dopo, nel 1983, con l’epidemia di AIDS e HIV che decima la comunità gay locale (e mondiale) e trasforma il paradiso in un inferno, con tutte le conseguenze sociali del caso.
Gli otto protagonisti del film sono otto sopravvissuti. Otto persone che tra il 1983 e il 1987 hanno contratto il virus, che in quel momento era una condanna a morte senza appello, ma che invece sono ancora qui a raccontarlo.
Le testimonianze sono commoventi in maniera estrema. Ricordi, immagini, lotte, paura, terrore vero, abbandono, poi la lenta rinascita, ma con il deserto intorno. Uno dei protagonisti racconta che in quegli anni morirono almeno 80 persone che lui conosceva. Impressionanti le immagini dei registri dell’ospedale di san Francisco, con la conta dei morti.
Le loro vite cambiarono completamente e non sono più tornate sulla strada della (a)normalità. E ora, fa notare un altro dei protagonisti, arriveranno altri problemi perchè man mano che raggiungeranno i 65 anni i sopravvissuti non avranno nulla da pescare dalla sussistenza statale che hanno utilizzato per curarsi in questi anni.
Un doc delicato, semplice, ben fatto e profondamente coinvolgente e commovente.