Dunque mettetevi comodi perchè sto per sbilanciarmi. La mafia uccide solo d’estate di Pif è un capolavoro. Ora partite con gli insulti, sfogatevi, poi andate oltre la foto qui sotto che vi spiego.
Ci sono film (e questo è il caso) in cui un film può essere un capolavoro a prescindere dal fatto che sia filmicamente un lavoro perfetto. La mafia uccide solo d’estate non è un film perfetto (per quanto sia buono) ma ha un coraggio ed una forza, una voglia di rivalsa, una rabbia che lo rendono un capolavoro. Tutto spiattellato lì senza paura con il mezzo della commedia, che storicamente è uno dei mezzi più importanti ed efficaci per colpire il nemico.
Il fatto però è che in questo caso il nemico è la mafia, un nemico che non sempre la prende bene quando di lei si parla male. E qui Pif non solo ne parla male (ci mancherebbe), ma la prende letteralmente per il culo mettendo in scena nomi e cognomi dei peggiori personaggi che hanno fatto del male a questo paese e rappresentandoli in maniera definitivamente dissacrante (se di dissacrante si può parlare).
La storia è quella di Arturo che in prima persona racconta la sua vita, una vita che ha corso parallelamente agli eventi di vi mafia, puntellata dagli stessi che la hanno inevitabilmente segnata, come è probabilmente stato per tutti i palermitani.
Pif se la gioca richiamandosi a Forrest Gump, nel senso che il suo personaggio finisce per incrociare praticamente tutti i personaggi storici, da Riina a Della Chiesa, da Ciancimino a Falcone, da Salvo Lima a Borsellino e molti altri.
Ed anche nel senso che ci buitta dentro una serie impressionante di immagini di repertorio (soprattutto dei funerali delle vittime di mafia) mischiate alle immagini di fiction ed addirittura finisce per mischiare le due cose inserendo i personaggi di finzione nelle immagini di repertorio.
Il risultato è un film divertente, senza pietà, in cui si ride molto, ma che poi viene spezzato in maniera clamorosa dagli eventi storici, dalle stragi, dai funerali, che arrivano come mazzate e con le immagini reali che colpiscono giusto nel mezzo della schiena, senza avvertire.
E tra i tutti con cui Pif se la prende senza mezzi termini c’è anche quell’Andreotti su cui il giudizio qui è netto e preciso. Il personaggio è legato a filo doppio al capo storico della Dc, lo ama, lo osanna, ne ha il poster in camera, un amore nato da bambino e che si spezza clamorosamente quando Andreotti non si presenta ai funerali di Della Chiesa ed il piccolo Arturo capisce che qualcosa non funziona… e non vado oltre.
Mi fermo qui ma ci sarebbero altre mille cosa da dire. Magari torneremo a parlarne, me lo auguro perchè vorrebbe dire che il film di Pif avrà avuto grande successo in sala.
Solo ancora una nota tecnica: Pif non è attore e si vede, se per il ruolo di Arturo da adulto avesse scelto un attore vero accanto a Cristiana Capotondi…