Con La loi del la jungle entriamo nel cinema demenziale puro. Avete presente i fratelli Zucker o Jim Abrahams? Ecco, Antonin Peretjatko ci porta proprio su quel campo, ma condendo il tutto in salsa francese.
Il nostro protagonista, non più giovane ma ancora stagista viene spedito in Guyana (che tanto è Francia) per certificare il progetto di una pista da sci artificiale nel mezzo dell’Amazzonia. Sul posto troverà una situazione inaccettabile, un responsabile di progetto senza scrupoli, il referente di Greenpeace che abbatte gli alberi personalmente con una ruspa e una splendida e affascinante stagista come lui, che si trova lì per un progetto diverso: impiantare pini nella jungla.
Ah… e poi c’è anche un imprenditore che vorrebbe realizzare una bella autostrada proprio in mezzo alla foresta.
Insomma la situazione è molto chiara. I due stagisti si perdono nella jungla e dovranno affrontare mille peripezie per uscirne vivi.
Abbiamo un inizio folgorante, con la statua della Marianne che vola giù da un elicottero e finisce nel mezzo della jungla e poi una serie infinita di situazioni comiche, totalmente assurde. Gag a non finire, battute illogiche, situazioni da slapstick comedy.
Si ride (si ridacchia, si sorride). Probabilmente ridono di più i francesi, trovandosi di fronte a molte battute riconducibili alla loro situazione politica e burocratica (che pare non essere molto diversa dalla nostra).
A renedere il tutto funzionante Vincent Macaigne, Vimala Pons, e Mathieu Amalric.
Assolutamente godibile, volendo ci si può trovare dentro anche una denuncia sociale. Prendetelo un po’ come preferite…