La belle saison (Summertime) di Catherine Corsini è un ritratto delicato ed elegante, una storia d’amore che racchiude le difficoltà di un rapporto tra chi è abituato alla vita esplosiva della Parigi degli anni 70 e chi è bloccato dai ritmi della campagna, sommandolo alle difficoltà di un rapporto lesbico.
Su twitter l’ho scherzoasamente riassunto come “la lesbica di campagna e la lesbica di città”.
Le due protagoniste si incontrano a Parigi. Una è impegnata nella lotta di liberazione femminile, l’altra arriva dalla campagna per studiare. La campagnola è lesbica (ma non l’ha mai detto nel paese), la cittadina convivie con un ragazzo.
Tra le due scoppia la passione, folgorante in città, passionale quando si trasferiscono in campagna, per portare avanti la fattoria dopo la malattia del padre della campagnola. Qui però cominciano i problemi veri perchè la giovane padrona di casa ha enormemente paura di rivelarsi alla madre e ai suoi compaesani.
Nel film ci sono parecchi temi. In particolare la lotta di liberazione femminile, nella quale si integra perfettamente la fattoria portata avanti da madre e figlia. Le differenze di provenienza, lo scontro tra la teoria sulla libertà sessuale e la pratica quando i protagonisti ci si imbattono con forza. E naturalmente la difficoltà a dichiarare la propria omosessualità agli altri, in particolare in un mondo di campagna.
Il film poi è godibile per i toni, i colori, i ritmi e gli aspetti quasi bucolici che sciorina dall’inizio alla fine.