Un po’ doc, un po’ ricostruzione, Kate plays Christine riprende la stessa storia di cui abbiamo già parlato in Christine. Robert Greene però lo fa seguendo le gesta di Kate, giovane attrice che si prepara ad interpretare il ruolo di Christine Chubuck (la giornalista che nel 1974 si suicidò in diretta tv).
Il lavoro di Greene è notevole e finisce per essere una profonda riflessione sul suicidio e sulla depressione.
Kate fa un lavoro enorme per entrare nel personaggio. Si informa, va a cercare documenti e immagini d’epoca. Le fotografie di Christine. Ha difficoltà a trovare video, che scarseggiano (e quando li troverà entrerà in una grave crisi). Non sarà invece possibile trovare il video del suicidio (bloccato subito dall’emittente).
E ancora Kate va a intervistare chi ha conosciuto Christine, gli studi, la sua casa. Insomma un lavoro di preparazione enorme che le permette di conoscere a fondo il personaggio… e che la manda in grossa crisi sulla necessità di interpretare il ruolo e naturalmente di proporre “quella” sequenza.
E quella sequenza è al centro del lavoro. La sua preparazione viene riproposta continuamente, fin dal primo secondo di film. Viene centellinata, spezzzettata, sbocconcellata… fino all’amaro finale.