Flood tide è un viaggio lungo il fiume, in un panorama affascinante tra relitti industriali e sogni di una vita nuova. Todd Chandler traccia una storia molto visuale in cui la vicenda narrata e poco più di una traccia.
Un gruppo di ragazzi decide di costruirsi uno zatterone attrezzatissimo e molto artigianale e con questo scendere lungo il fiume. Nel loro viaggio incontreranno un fiume maltrattato, malato, deturpato, che pian piano sta riprendendo i suoi spazi.
Un panorama post industriale di raro fascino, un viaggio che non lascia spazio ad altro che alla riscoperta di se.
L’idea è quella di staccare dalla propria vita, di ricominciare, ma il risultato non per tutti è positivo a fronte delle difficoltà pratiche del viaggio.
Ad accompagnarli il fantasma di una loro amica, che in quel fiume ha perso la vita.
Ottima la fotografia, filosofico l’insieme, splendida la sequenza del bagno nel fiume tra le rovine di una delle fabbriche che affollano le rive (e non solo).
Non manca ovviamente la riflessione su come l’industria abbia deturpato il fiume ma anche (forse soprattutto) su come la crisi abbia distrutto un blocco intero dell’economia locale cancellando una città e centinaia di vite, costrette a reinventarsi.