Ammetto di essermi approcciato al primo film di Andrea De Sica con un briciolo di timore. E’ lo scotto che devono pagare i figli d’arte. Ad Andrea però è andata bene perchè I figli della notte mi ha positivamente sorpreso. E’ un ottimo esordio che cresce man mano che la storia prosegue al punto che ora sono molto curioso di vedere il secondo film (gliel’ho detto a fine propiezione ed ha sorriso con un filo di preoccupazione).
Siamo in Alto Adige in un college per figli di ultraricchi imprenditori. Qui si formano i dirigenti di domani, con regole ferree. Ma qui sono anche parcheggiati quei figli di buona famiglia che devono essere rimessi sulla buona strada.
Si incontrano Giulio e Edoardo, caratteri e storie diverse. Molto difficile quella del secondo, ribelle per natura e passato. I due fanno amicizia e trovano il modo di difendersi dalle angherie dei più anziani. Si, perchè nel college sono anche tollerati gravi atti di nonnismo.
La storia non ve la racconto, ma è un thrillerone ben costruito, che vira a tratti anche nel soprannaturale.
Le atmosfere invece ve le racconto eccome, perchè sono splendide. Il film è teso, cupo, un senso di oppressione è presente costantemente. Il gelido ambiente che circonda la scuola (ma forse è più gelido l’ambiente interno) è di uno splendore clamoroso.
A tutto questo si aggiunge una colonna sonora varia e ottimamente centrata sulle varie situazioni. E riferimenti al cinema sono tanti, probabilmente nati dalla cultura cinematografica di De Sica. da kubrick a Belocchio, da Lynch ad Argento.
E’ un film sulla solitudine, sull’abbandono, più che sui rapporti (inesistenti) generazionali.
E più la situazione è difficile, più c’è bisogno di pathos, più il film è ben fatto, funzionale, oppressivo.
I protagonisti cambiano, eccome se cambiano, tutti decisamente in peggio, alcuni notevolemente e clamorosamente in peggio, fino ad arrivare ad un finale drammatico in cui a vincere è senza dubbio il male.