Con Barash Michal Vinik ci porta nel cuore di Israele, con i suoi problemi di sempre, presentandoci un gruppo di ragazze, non ancora maggiorenni, il cui quotidiano è dedicato a sesso, droghe, sesso per comprarsi le droghe e poco altro.
Nel gruppetto arriva una nuova bionda decisamente alternativa e Naama ne rimane affascinata. La fa entrare nel gruppetto ristretto delle sue amicizie (anche perchè la bionda porta droghe fresche e facili in dono) e tra le due nasce qualcosa più di un’amicizia. Siamo più verso la passione folle.
Intorno a loro il resto della vita. La sorella di Naama, appena diciannovenne, è nell’esercito ed è scomparsa da una settimana. I rapporti con gli arabi sono sempre difficili, quelli con i genitori molto di più.
In realtà Vinik ci restituisce una situazione di rapporto con gli arabi legata più che altro agli stereotipi e alla vecchia generazione. E’ il padre di Naama che non li accetta e non comprende come il capo della polizia di una questura possa essere arabo. Per le ragazze la presenza degli arabi non è un problema (basta che ci sia un po’ di fumo, verrebbe da aggiungere). Vedremo che non lo è nemmeno per la sorella militare di Naama.
Pur mostrando un panorama in fin dei conti squallido, il film è delicato, elegante, dolce nella narrazione e nel mostrare le ragazze protagoniste. Uno spaccato comunque da conoscere e approfondire.
Non mancano momenti comici, che però sono lasciati nella totalità al personaggio di Dvir Benedek, il padre della protagonista.