Si comincia con una sequenza che è un’esplosione di colori e Antiporno ci tuffa subito nel mondo di Sion Sono. Forse non il miglior Sono visto al TFF ma senza dubbio ci sono dentro tutte le sue caratteristiche. Estremo, colorato, folle, senza regole evidenti. Nerissimamente ironico.
Abbiamo un’artista scrittrice che si sveglia nel suo incredibile appartamento e riceve la propria segretaria che le annuncia il programma della giornata. Ne viene fuori una vicenda di dominazione, di sesso liberatorio (?), una riflessione sulla libertà della donna.
Poi, nell’unico luogo in cui il film è ambientato si apre il set, si entra nel film e Sono ci regala uno splendido ribaltamento si ruoli, improvviso, forte, deciso. E il ribaltamento e i set che si spaccano e si aprono tornano ancora. Prima esplode il cinema, poi si smonta il teatro.
Non mancano alcuni momenti fortemente lirici, accompagnati da musica classica che sembra cozzare con le immagini. E sono immagini fortemente significative, simboliche. Candele, colori, luci, movimenti, balletti, spazi occupati dai corpi e da pochi, essenziali, oggetti.
In definitiva un Sono pieno di sensi, che riempie il film, come al solito, di tantissima roba.