Vedere un film spiccatamente erotico in concorso ad un festival del cinema italiano è cosa rara e ovviamente non poteva che capitare a Torino.The duke of Burgundy tra l’altro ha anche per protagoniste due donne, quindi la sorpresa è doppia.
Peter Strickland si richiama direttamente al cinema erotico degli anni ’70. Dice che il suo riferimento principale è Jess Franco (un mito, siamo d’accordo) ma a mio avviso è più facile trovare riferimenti a Tinto Brass e a Bigas Luna. Soprattutto Brass con una serie di inquadrature che lo ricordano molto da vicino (quelle incentrate sugli specchi soprattutto).
Nessun dubbio però che il riferimento è quel cinema e lo si capisce fin dai titoli di testa, realizzati con una modalità molto tipica in quegli anni.
Le protagoniste sono due donne che vivono insieme ed hanno un rapporto padrona-schiava molto evidente. Mettono quotidianamente in piedi delle storie che permettono loro di organizzare giochi erotici molto raffinati.
Molto presto capiremo però che quei ruoli così ben definiti nascondo un rapporto di forze ben diverso.
La loro non è una scelta estrema o una ricerca del piacere tout court, piuttosto un semplice modo di esprimere e chiedere amore reciproco.
A puntellare la vicenda, insieme alla continue messe in scena delle due, c’è il loro amore per le farfalle, di cui sono grandi esperte. Th duke of Burgundy è proprio una di queste farfalle.
In scena solo donne. E questa è una particolarità interessante.
Il film è molto elegante e godibile, quasi raffinato a tratti…