Viaggio nell'auto del futuro

Stefano Parola Via Repubblica
Il prototipo del triciclo ibrido per la mobilità urbana

«Forse doveva ricordarci Obama che siamo un distretto automotive e che siamo bravi a fare le auto», dice Stefano Carabelli. Una bravura che lui e la società che presiede, la Ttw, hanno cercato di concentrare in un unico mezzo di trasporto. Si chiama Ttw One ed è un po’ scooter e un po’ citycar. Tre ruote, due sedili in linea e un livello di sicurezza assimilabile a quello di un’utilitaria. E, naturalmente, un motore ibrido che consuma poco ma che sa essere molto malleabile. Insomma, uno di quei veicoli destinati a cambiare il modo di muoversi in futuro, nel nome di una «mobilità sostenibile» invocata anche dal presidente americano.
Il tutto nasce grazie a un mix di ingredienti torinesi: il progetto e le innovazioni di una start up, la Ttw appunto, cresciuta nell’incubatore del Politecnico, unite al design di Quattrostudio e ai test di sicurezza della Amet, più tutta una serie di piccoli fornitori che hanno aiutato a realizzare il primo prototipo. Perché, come sottolinea il presidente della piccola società, «nel Torinese si può reperire tutto con enorme facilità. Un esempio? Se devo tirare una lamiera a mano trovo almeno quattro aziende in grado di farlo».
La forza del territorio per affrontare quella che l’imprenditore torinese definisce «una rivoluzione imminente». Carabelli, un passato da ricercatore al Centro ricerche Fiat e poi al Politecnico, sostiene che la crisi abbia segnato un punto di non ritorno per l’automobile. Ed è convinto che in questo grande processo di rielaborazione del concetto di auto anche Torino debba dire la sua: «Siamo attori in una rappresentazione molto più grande di noi – dice – ma dobbiamo mettere da parte sia l’eccesso di understatement sabaudo che la logica del competere tra di noi per fare contenta mamma Fiat».

Lo scivolone del mercato dell’auto ha convinto anche i più ortodossi ad aprirsi alle novità. Carabelli ne ha associata una al suo avveniristico mezzo a tre ruote: «Io credo che l’utente sia pronto per gestirsi il proprio veicolo. Per questo abbiamo immaginato un motore elettrico assistito da un propulsore a combustione e configurabile come un iPhone. Voglio consumare poco? Allora limito la potenza e faccio lavorare soprattutto l’elettrico. Voglio fare un viaggio nel weekend e godermi un po’ di velocità? Aumento le prestazioni e il gioco è fatto».

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A maggio Ttw porterà il suo One negli Stati Uniti, per farlo gareggiare all’«Automotive X Prize». Una competizione che si svolge nell’arco di sei mesi in varie città degli States in cui a sfidarsi sono veicoli producibili e omologabili, cioè eventualmente pronti a sbarcare sul mercato, che però siano in grado di percorrere più di 44 chilometri con un litro di carburante. L’ennesimo prototipo destinato alla polvere di qualche scantinato? Nient’affatto: «Noi speriamo – spiega l’imprenditore torinese – di poter arrivare a industrializzarlo, eventualmente anche grazie a partner non italiani. Ma Ttw One è soprattutto un laboratorio sul quale sperimentiamo le tecnologie che poi Actua commercializza singolarmente». Piccoli e grandi novità targate Torino, che contribuiscono a rendere il capoluogo piemontese il distretto dell’auto di domani: «Del resto – dice Carabelli – anche la rivoluzione di Internet per partire ha avuto bisogno della sua Silicon Valley, no?».