Senza Fili, Senza Confini, dal digital divide alla connessione veloce a 50 euro all’anno

Il Corriere racconta con precisione il cambio di scenari realizzato a Verrua Savoia con l’esperienza di Senza Fili, Senza Confini

Da abbonato, a operatore telefonico. La svolta degli abitanti di Verrua Savoia, in fondo, sta tutta qui. Nel piccolo paesino piemontese, millecinquecento anime in provincia di Torino, della banda larga non c’era traccia. Ma dopo una sperimentazione durata quattro anni, i cittadini hanno messo a punto una rete autogestita, a basso costo e ad altissime prestazioni. Sopperendo così all’assenza degli operatori privati, che non ritengono profittevole investire su centinaia di piccoli paesi per dotare le comunità di una connessione veloce. Ma dopo la lunga sperimentazione, durante la quale gli abitanti hanno navigato toccando anche velocità di 23 Mbps, è stata presentata ufficialmente l’associazione «Senza fili, senza confini», costituita da 29 cittadini e da ritenersi a tutti gli effetti un operatore di rete.

Attraverso il lavoro di Daniele Turchero, docente del Politecnico di Torino, e del gruppo di ricerca iXem Labs, il piccolo comune piemontese è stato dotato di cinque punti di accesso sparsi sul territorio, che ricevono il segnale di rete da Vercelli e lo ritrasmettono in wifi ai cittadini. Per navigare a una velocità media tra 10 e 20 Mbps, ciascun cittadino non deve far altro che aderire all’associazione e versare 50 euro di quota associativa annuale. Dopodiché, potrà connettersi liberamente da casa e in paese godendo di una connessione senza filtri.

«La nostra associazione è no profit, sostiene la net neutrality e vuole diventare un modello da esportare ovunque ci siano ancora comunità italiane tagliate fuori dalla rete. Finora la sperimentazione ha coinvolto circa 260 sottoscrittori, ma dal primo gennaio pubblicheremo sul nostro sito le linee guida per raccogliere il maggior numero di soci e invitare altre comunità italiane a creare associazioni e federarsi con noi per portare la rete ovunque», spiega al Corriere Daniele Trinchero, docente del Politecnico e presidente dell’associazione Senza fili, senza confini. I cittadini, insomma, non sottoscrivono alcun abbonamento, ma versano una quota annuale in qualità di soci, per garantire continuità nella manutenzione della rete. I costi per ciascun punto d’accesso fisico da installare nei punti strategici del territorio si attesta attorno ai 500 euro. E per garantire una buona qualità del segnale, a Verrua Savoia è stato necessario posizionarne ben cinque. Ogni stazione rifornisce 100 utenze nel raggio di 2 km «Ma il nostro è un territorio problematico perché montuoso e in altre realtà potrebbe anche rendersi necessaria l’installazione di meno punti d’accesso. Ciascuna stazione è in grado di gestire circa 100 utenze e fornisce segnale per circa 2 km in linea d’area. Secondo le nostre previsioni, potrebbe invece lievitare fino a 80 euro annuali la quota associativa per cittadino, nei comuni che dovessero costruire da zero la loro rete wifi», ragiona il docente del Politecnico. Costi certamente non paragonabili agli abbonamenti da sottoscrivere con gli operatori tradizionali, dal momento che quell’importo coprirebbe in media non più di tre mensilità.

Autore: Redazione

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