Lombroso a Torino 100 anni dopo

Ad un secolo dalla morte, nell’anno della riapertura del museo Lombroso a Torino,  l’Accademia di Medicina di Torino organizza un convegno in omaggio ad uno dei suoi  celebri esponenti, oltre che antico presidente.  Il convegno – organizzato in collaborazione con l’Università di Torino e la Regione Piemonte – si  svolge venerdì 22 Maggio, dalle 9 alle 17.30, presso il Centro Incontri della Regione, con la  partecipazione di Gianni Oliva, Assessore regionale alla Cultura, e l’intervento di autorevoli  esperti delle più prestigiose università italiane.

Padre dell’Antropologia criminale, psichiatra, pioniere degli studi sulla criminologia oltre che  fondatore della polizia scientifica: Cesare Lombroso è certamente una delle figure di scienziato  italiano più conosciute e controverse della seconda metà dell’Ottocento.  
 
La storia di Lombroso s’intreccia con quella di Torino a partire dal 1876, quando vince il  concorso di professore ordinario di Medicina Legale e si trasferisce definitivamente nel  capoluogo piemontese. Per lo studioso la disciplina è in realtà “La medicina legale delle  Alienazioni mentali”: nel 1896 occupa infatti la cattedra di Psichiatria mentre nel 1905 – 4 anni  prima della sua scomparsa – viene creata appositamente per lui quella di Antropologia criminale.
 
E' un evento di grande interesse per gli studiosi di Medicina Legale e di Criminologia, ma anche per  gli appassionati e i non addetti ai lavori. Offre uno spaccato sulla società e in particolare sulla  Torino di metà ‘800, una città pervasa da gran fermento economico e culturale, basti ricordare che  tra l’88 e l’89 vi soggiornò anche Nietzsche. Il convegno ripercorre i rapporti tra Lombroso ed  alcuni personaggi che hanno segnato la storia della medicina legale e non solo. Per prima  l’amicizia con Giulio Bizzozero, patologo di fama internazionale: i due si conoscono a Pavia, in  seguito Bizzozero si trasferisce a Torino e nel 1876 riesce a farvi giungere anche Lombroso.  
 
Da ricordare poi la vicenda di Salvatore Ottolenghi, discepolo e collaboratore di Lombroso a  Torino. Nel 1904 il Maestro fa istituire una cattedra di polizia scientifica nell’Università di Siena che  viene affidata ad Ottolenghi. In seguito fonda a Roma il moderno Istituto di Medicina Legale  dell’Università e nel 1908 l’Istituto Superiore di Polizia, la prima famosa scuola che insegna
ai poliziotti metodi scientifici, presa a modello in molti paesi.
 
Gli esperti, nell’occuparsi della bibliografia e dei tratti principali delle teorie lombrosiane, ne  delineano le influenze sulla psichiatria dell’epoca e sulle dottrine mediche del ‘900, con  riferimenti anche agli studi specialistici moderni. Lombroso – nella sua infaticabile ricerca dei  caratteri che differenziano sani di mente, alienati e criminali – fu un misuratore dei caratteri  anatomici dei soggetti delle diverse categorie e del cervello: vengono quindi analizzati i suoi  risultati alla luce delle acquisizioni delle moderne tecniche di Imaging.
 
Entro l’anno è prevista la riapertura del Museo di Antropologia criminale, fondato da Lombroso nel  1898. Nel corso del convegno verranno illustrati i problemi del riordino, dell’esposizione e  della fruizione da parte del pubblico delle collezioni Lombrosiane.  La raccolta, iniziata nel 1859 nella sua camera d’affitto di studente – “spauracchio continuo del  padrone di casa”, scrive egli stesso – diventa consistente nel periodo in cui è ufficiale medico e ha  modo di misurare migliaia di soldati italiani e raccogliere molti crani e cervelli. Ritornato alla vita  civile continua l’infaticabile raccolta e confessa anche “con i modi meno legittimi”, cioè  mediante il saccheggio di cimiteri abbandonati sardi, valtellinesi, lucchesi e piemontesi, eseguito  personalmente, dai suoi studenti e da amici. La collezione di crani si arricchisce grazie a  numerosi contributi anche dall’estero, donazioni che dimostrano un diffuso e vivo interesse per  le sue ricerche.

Lombroso muore nel 1909 lasciando disposizioni affinché il suo cadavere sia sottoposto ad  autopsia ed i resti conservati nel suo museo (dove tuttora è esposto il suo volto, conservato  sotto formalina). Chiede inoltre che gli si risparmino funerali e sepoltura, ma quest’ultima richiesta  non viene rispettata del tutto: lo ricorda una lapide del cimitero monumentale di Torino, accanto a  quelle del pittore Antonio Fontanesi e dello scrittore Arturo Graf.