Il Politecnico è il primo ateneo italiano

via Lastampa.it

Se non avesse un vago sentore di beffa ci sarebbe da essere lusingati. Eppure il boccone suona un po’ amaro. Una delle principali innovazioni varate dal ministro Gelmini nell’università italiana consiste nel ripartire il 7 per cento del fondo di finanziamento per gli oltre settanta atenei (7,2 miliardi di euro nel 2009, ridotti a 6,9 nel 2010) secondo criteri di merito. Più soldi ai migliori; meno – o nessuno – agli ultimi della classe. L’idea suona come un passo in avanti verso la costruzione di un sistema meritocratico. La beffa risiede nel fatto che se la torta diminuisce l’unico vantaggio che resta ai più bravi è subire qualche taglio in meno. È quel che è accaduto al Politecnico di Torino.

La notizia è che per il ministero dell’Istruzione l’ateneo torinese è la migliore università italiana. Almeno, lo è stato nel 2009, secondo i criteri stabiliti per misurare la qualità della ricerca e della didattica. Peccato che un primato tanto sudato non si è tradotto in un massiccio afflusso di fondi in corso Duca degli Abruzzi: rispetto al 2009, il «Poli» chiuderà il bilancio 2010 incassando dallo Stato 118,6 milioni di euro, la stessa cifra dell’anno precedente. Insomma, per non perderci si è dovuto classificare in cima alla lista, il che significa che tutti gli altri atenei (ad eccezione di Trento, seconda) ci rimetteranno.

Il decreto che ha stanziato i fondi conferma i tagli previsti: la cassa segna un meno 3,7 per cento. Tagli per tutti, dunque. Anche per i migliori. Nessuno ha incassato un euro in più. Anzi, per contenere i tagli secchi che gravavano su alcuni atenei del Sud precipitati nella graduatoria e sonoramente bocciati, (Napoli, Messina, Palermo, La Sapienza), ed evitare che finissero a gambe all’aria, il ministero si è dovuto inventare un sistema di riequilibrio: si è stabilito che nessun ateneo potesse vedere il proprio Ffo decurtato di oltre il 5,5 per cento rispetto al 2009. Chi è crollato ha beneficiato del fondo di riequilibrio, usufruendo dei fondi che sarebbero dovuti finire ai meritevoli.