L’abito non fa il monaco

Per provare a sfatare un tabù trentennale, gli undici leoni granata non scendono in campo con la casacca “ross com ‘l sangh, fòrt com ‘l barbèra”, ma con un pigiama celeste che non incuterebbe timore agli avversari neppure se in campo dall’altra parte andassero i Pulcini, che in casa hanno diversi pupazzetti dai costumi più spaventosi di quelli di Cerci e compagnia.

 

La gioia dei giovani granata alla partenza da Udinee
La gioia dei giovani granata alla partenza da Udinee

E invece, i giocatori dell’Udinese (che riescono comunque nell’impresa di avere una maglia più brutta di quella del Toro, l’unica maglia più brutta possibile) sono impauriti eccome. Sarà perché in casa hanno un buon ruolino di marcia e comunque contro i granata non perdevano dal 1984, sarà perché vedevano fra i pali avversari quel Padelli che per loro é sempre stato a stento una riserva tanto che l’han lasciato partire gratis e senza rimpianti, ma quando han visto che pure con il recuperato Di Natale non riuscivano a calciare in porta da dentro l’area una volta che sia una, sono rimasti perplessi; e spaventati allorquando Immobile veniva lanciato come una lama nelle loro retrovie, anche se calciava in maniera sciagurata.

 

Non ci é voluta una scienza, per vincere: difesa granitica, due contropiede magistrali. Ma se fosse così facile, lo farebbero tutti: bisogna avere organizzazione di gioco, un attaccante che rientri a pressare, un elemento dai piedi fatati per l’ultimo tocco (altruista, sottolineiamolo) e un centrocampista che sappia inserirsi. Quest’ultimo, la chimera degli ultimi anni, in questo stadio aveva già segnato, in quella Europa League che gli autentici cuori granata già sognano; lui é arrivato dal Nord, con l’inverno si trova a proprio agio. Anche se dovesse nevicare, non avrebbe probemi, a differenza dei suoi nuovi vicini di casa