Exodos : quando la mostra sui migranti ha la censura embedded

La scorsa settimana, sono stato purtroppo di corsa all’inaugurazione della mostra Exodos una gran bella idea : una mostra di immagini e video realizzati da fotoreporter  e videomaker indipendenti torinesi sui temi dei migranti e delle migrazioni.

Era anche l’occasione per incontrare due cari amici che stimo molto: Stefano Bertolino e Cosimo Caridi.

Stefano e Cosimo a differenza di molti altri giornalisti accoppiano a delle doti tecniche e professionali non comuni, un grande coraggio.

Coraggio di andare nei posti dove gli altri non vanno e coraggio di difendere il loro pensiero e il loro lavoro, senza cravatte e vestiti tono su tono e senza partecipare a congreghe di presunti guru.

Lavorano duro, lavorano bene senza tirarsela anche se potrebbero.

E ovviamente non avendo paura … possono capitare dei problemi.

I fatti: un loro video è stato letteralmente censurato togliendo la traccia audio che contiene insulti da agenti di polizia nei confronti dei migranti, che tra l’altro servirebbero a spiegare, se ce ne fosse bisogno, in quale contesto si cala il mondo dei migranti e dei profughi.

Ora speriamo che si capisca di chi è la colpa del vergognoso accaduto che non è censura è solo inadeguatezza a giudicare.

Stefano Bertolino su Facebook

Ieri sono andato alla mostra «Exodos» rotte migratorie, storie di persone, arrivi, inclusione con alcuni colleghi che sono venuti appositamente da Roma e Milano. E’ stato abbastanza imbarazzante trovarsi lì a vedere i video che ho girato e montato con Cosimo Caridi e sentire gli addetti alla sicurezza che spiegavano alla gente in sala che la mancanza dell’audio era una “scelta registica”. Difendo e rivendico la dignità del mio lavoro.

Cosimo Caridi su Facebook

Da una settimana è iniziata la mostra «Exodos» rotte migratorie, storie di persone, arrivi, inclusione, assieme a Stefano Bertolino abbiamo realizzato un video,con quanto abbiamo visto in questi anni sulle rotte dei migranti. Il video non è MAI stato riprodotto correttamente alla mostra. All’inaugurazione non è stato visibile, in questi giorni è stato proiettato senza audio.

In fase di montaggio, dall’area comunicazione della Regione Piemonte, sono arrivate pressioni per censurare le immagini di un poliziotto che insultava dei richiedenti asilo. Non insensibili alle critiche, concordando con i curatori, abbiamo coperto le parolacce con dei BIP. E’ finita che per un quarto della durata della mostra il video, le parolacce e i BIP sono stati censurati.

 

L’articolo di Repubblica è decisamente esplicito

Censurati con il patrocinio dell’ordine e del sindacato dei giornalisti. Potrebbe sembrare un’assurdità ma è quel che è successo a due reporter torinesi, Stefano Bertolino e Cosimo Caridi, invitati ad esibire un loro video-racconto nella mostra “Exodos”, un’esposizione sull’esodo dei migranti voluta dalla Regione e dall’associazione Allievi del master in giornalismo. Il video raccoglie le immagini dei loro viaggi in Serbia, Macedonia, Grecia, Francia e Italia. Tappa dopo tappa racconta l’esodo di centinaia di migliaia di profughi in fuga dalla Siria e dall’Africa. Si dovrebbero sentire i gospel di ringraziamento delle donne nigeriane salvate nel mare di Lampedusa, le urla di protesta dei siriani intrappolati nella “giungla” di Calais, le minacce dei poliziotti di frontiera di mezza Europa. Invece i tanti visitatori che si fermano davanti a quelle drammatiche immagini nelle sale del Palazzo della Regione possono soltanto guardare, ma non ascoltare.

«L’audio non c’è per scelta degli autori», prova a giustificare un ignaro sorvegliante rispondendo a chi chiede come mai il filmato sia muto. «Ci hanno censurato», sostengono i due reporter. Tra le decine di situazioni off limits che quel video raccoglie ce n’è una che deve aver imbarazzato qualche solerte burocrate della Regione. Un dirigente della polizia urla contro i migranti che dagli scogli dei Balzi Rossi, a Ventimiglia, cercano di oltrepassare il confine con la Francia. “Deficienti, andate di là”. “Bastardi, andate a fare in c…”. “Pezzi di m…”.

L’episodio risale al 5 agosto 2016. Le immagini hanno fatto il giro del mondo. A registrarle c’era solo il freelance torinese Bertolino. Una medaglia da appuntarsi al petto per qualsiasi cronista. «Ci avevano assicurato che il video sarebbe passato coprendo gli insulti con dei “bip” e invece — sottolineano Bertolino e Caridi — qualcuno si è preso la briga di staccare completamente l’audio». Una circostanza che se confermata farebbe assai specie considerato che la rassegna si svolge sotto il patrocinio dell’Ordine dei giornalisti, del sindacato Stampa Subalpina e del Master in giornalismo “Giorgio Bocca”.

«Gli accordi — ammette Max Ferrero, fotoreporter e coordinatore della mostra — prevedevano che il video fosse proiettato con i “bip” e invece sta andando senza sonoro. Non credo sia arrivato un ordine dell’alto, ma che qualcuno, dal basso, si sia preso una responsabilità non sua. Ne chiederemo conto». Per filmare le immagini contenute in quel video, in due casi i videomaker sono stati addirittura arrestati: Bertolino al confine tra Serbia e Macedonia, Caridi mentre cercava di guadare un fiume tra Grecia e Macedonia con una colonna di profughi.