Il riso del signore: ambientato nelle risaie vercellesi il nuovo libro di Paolo Canavese

È uscito Il riso del signore, edito da Graphedit Edizioni, il nuovo libro di Paolo Canavese, scrittore della provincia di Cuneo, arrivato al suo quinto titolo in cinque anni. Il romanzo è diviso in due trame lineari, ambientate nelle risaie vercellesi, in due epoche diverse. Un salto temporale che porta dalla fine degli anni ’60 del secolo scorso, nel borgo di Larizzate, al 1400. dove si parla della vita dei monaci Cistercensi che nelle campagne vercellesi avevano intrapreso l’avventura di bonifica e semina del riso. Le due storie viaggiano parallele fino al termine del racconto.

Valter è un neolaureato in legge, aspirante avvocato presso un importante studio legale, e in seguito alla morte sospetta di un risano del paese di Larizzate, Casalrosso nel comune di Lignana sulla famosa via delle grange, la vecchia via Francigena che dalla Gran madre di Torino arriva a Vercelli, decide di intraprende un’indagine investigativa seguendo una traccia lasciata da un antico manoscritto dei monaci Cistercensi, vissuti in quelle terre intorno al 1400.

Una misteriosa ed intricata trama di paese, fatta di credenze, masche, leggende assurde sulle proprietà curative del famoso riso del Signore, coinvolgeranno il protagonista a 360 gradi. Verranno coinvolti all’unisono, chi in un modo e chi nell’altro, un po’ tutti gli abitanti del piccolo borgo che cercheranno di spezzare il forte legame che li lega a quelle  leggendarie tradizioni. Valter proverà ad affrontare un realismo forte, per dare un nuovo e più moderno volto a quel paese e mediare fra le credenze della gente. Cercherà di far uscire dalla morsa del mistero quel piccolo borgo, perseguitato da leggendarie credenze. Per alcuni paesani, invece, verrà difficile affrontare a viso aperto una presa di posizione netta per questo continueranno a vivere quella realtà in una completa contraddizione che li porterà a conservare pericolosi legami con il passato.

“Ho deciso di dividere il romanzo in due parti – spiega l’autore – per incuriosire il lettore e portarlo verso la soluzione finale del giallo. La struttura tematica che dirige tutto il racconto è il tempo, inteso sotto l’aspetto circolare e non lineare, l’alternanza cadenzata delle 24 ore segnata dalla clessidra che è il simbolo per eccellenza dello scorrere del tempo.  Il tempo ha sempre avuto significati spirituali, religiosi, psicologici a seconda del contesto storico culturale.  Il tempo come aspetto oltre che quantitativo, visto come qualitativo.

L’ordine monastico dei Cistercensi fa riferimenti al suo fondatore vissuto presumibilmente intorno al 1000, un certo Bernardo di Chiaravalle che intorno al 1069 mosse i primi passi in Francia, ma il riferimento più antico di un abate benedettino che si trasferì da Aux a Cistercium oggi Citeaux che ha dato vita alla prima abbazia cistercense dal nome della cittadina francese e da lì si sono susseguite tutte le altre. Attorno al mondo monastico cistercense si è poi creata tutta una serie di credenze di leggende che parlano di cripte segrete, salme mummificate che hanno ispirato l’autore  per la creazione di questo romanzo giallo.

Autore: Redazione

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