La prima uscita senza i figli

Ve la ricordate voi la prima uscita senza i figli? Non sto parlando necessariamente di gite fuori porta o cene al ristorante, ma proprio della prima volta in cui lo avete lasciato, magari per andare a far la spesa o a pagare qualche bolletta. Io ricordo un misto di sensazioni contrastanti. Ero euforica come un’adolescente autorizzata dai genitori a fare la prima uscita da sola, eccitata ma allo stesso tempo preoccupata e con un pizzico di senso di colpa. Dopo i primi mesi passati completamente in simbiosi (allattavo e il pupo non gradiva biberon quindi dove andavo io veniva necessariamente lui) ero sola, all’aria aperta, libera, leggera. Non avevo dovuto fare i soliti bagagli prima di uscire (avete presente la borsa per il cambio, sempre attrezzata per affrontare ogni avversità della vita, fra cacche, rigurgiti, golfino di riserva e salviette salvavita?). Non avevo fatto sollevamento pesi per scendere le scale con pargolo e passeggino da ottomila chili. Avevo solo chiuso la porta dietro di me, fatto le scale e conquistato l’uscita, così, semplicemente. E camminavo veloce, senza indugi. Poi ovviamente ho guardato duecento volte il cellulare temendo che i nonni mi cercassero per qualche emergenza, ma quanto me la sono goduta?!

Di uscite in solitaria in tre anni ce ne sono state poi molte altre, ma ogni volta un piccolo angolino del mio cervello continua a pensare a mio figlio. Per esempio, vi capita mai la sensazione di aver lasciato qualcosa a casa? A me da quando sono mamma continuamente. Eppure, dopo rapido controllo, gli occhiali sul naso li ho, il pigiama l’ho tolto e non sono uscita in ciabatte. E dunque? E dunque la verità è che mi manca il pezzo principale, quello che mi tiene la mano e che cattura tutta la mia attenzione. Quando esco senza figlio la prima cosa che mi salta all’occhio è che tre quarti di ciò che ho in borsa diventa improvvisamente superfluo. Potrei addirittura uscire senza borsa, tenendo in tasca telefono, chiavi di casa e qualche soldo. Quindi, via il cambio completo, via la bottiglietta d’acqua, via i biscotti per tamponare gli attacchi di fame, via le salviette, via le quattro macchinine da intrattenimento per le situazioni critiche, via sciarpa e cappello per gli improvvisi cali di temperatura. Scopro così che una borsa semivuota può pesare pochi etti.

Una volta in strada le scoperte si moltiplicano. Innanzitutto puoi camminare in posizione eretta guardando avanti, senza stare inclinata di lato, occhi verso il basso, rivolta al pupo di 90 cm, cosa che ti costringe solitamente a tenere lo sguardo fisso verso l’asfalto. Conosci a memoria ogni buca e ogni cacca di cane del quartiere, mentre non sai nulla di ciò che succede al di sopra del metro e mezzo di altezza. Uscendo da sola scopri anche che esistono dei negozi, ti accorgi magari che ha chiuso il centro estetico e al suo posto ha aperto un negozio di ortopedia, te lo appunti mentalmente per quando ti servirà un busto ortopedico, viste le assurde posizioni notturne a cui ti costringe di notte il pargolo.

Quando esci da sola puoi arrivare dal punto A al punto B senza tappe intermedie, senza doverti fermare e fare opera di convincimento perché il piccolo ostruzionista ha deciso che proprio lì in quel punto si vuole fermare a guardare le foglie secche, senza fare il giro del globo pur di non passare davanti alla gelateria, anzi ci passi davanti apposta e magari ti spari anche un peccaminosissimo cono anche se è quasi ora di cena e ti rovini l’appetito. Quando esci da sola se proprio non c’è nessuno all’orizzonte puoi attraversare di corsa con il giallo, mentre con figlio al seguito, nonostante ci sia un’unica stradina in cui transita in media un’auto ogni tre quarti d’ora devi esser rigorosamente ligia e aspettare il verde, che l’unica volta che il nonno si è azzardato a non farlo il piccolo cittadino modello lo ha cazziato dal semaforo fino alla porta di casa e oltre.

Quando esci da sola improvvisamente diventi invisibile e la cosa ti piace assai. Nessuna vecchietta ti ferma per guardare il bimbo nel passeggino e tentare di dargli baci e pizzicotti sulle guance, nessun vicino di casa inizia a far boccacce nella tua direzione pensando di esser divertente, quando invece puntualmente alla sua vista tuo figlio attacca a piangere, sei solo un’anonima donna in pace con l‘universo.
Questo articolo è tratto dalla pagina Facebook “La filosofia di Lucy”.