Senza corruzione riparte il futuro è la campagna apartitica e trasversale, cito testualmente dal sito dei promotori, che si propone di contrastare la corruzione.
Ho letto qualcosa e ho ascoltato molti dei sostenitori. Mi piace molto l’auspicio slogan, efficacissimo, di Oscar Farinetti: “vorrei che un giorno diventasse figo comportarsi bene”. Anch’io lo vorrei. E ho voglia di comportarmi bene e per questo sentirmi figa, anche se intorno non la pensano così.
Ho ispezionato amabilmente il sito riparte il futuro e ho visto che si esortano i musicisti ad aderire alla petizione che, se raggiunge numeri elevati di sottoscrittori, può tradursi in disegno di legge da presentare al Parlamento e, se anche il numero si ferma sotto la soglia, può comunque risultare utile azione di sensibilizzazione sociale.
Ad oggi ho visto poco più di 320 mila firme. Per una proposta legislativa ne occorrono 500 mila, presumo che il traguardo si possa toccare ma resto delusa, amareggiata, perplessa. Quanti milioni di abitanti conta l’Italia? Ci sono SOLO 320 mila persone disgustate, offese, tradite dalla corruzione?
Posseduta da un moto di ottimismo mi convinco che è questione di informazione, di tempo, di occasioni. Qualcuno non conosce l’iniziativa, un vecchietto non ha il pc e non naviga in internet, un grande lavoratore è troppo impegnato e stanco per ricordarsi di firmare riparte il futuro la sera, quando rincasa.
Ecco, cosa posso fare? Provare ad aggiungere una voce, a solcare un altro canale, a raccomandare a chi può e lo desidera di trovare un minuto per far parte del movimento oppure per aiutare il vecchietto a dare il suo contributo.
Mi chiedo però un’altra cosa. E’ data la possibilità, sul sito, di invitare i propri cantanti o artisti “del cuore” a firmare e in effetti le richieste di sostegno sono moltissime. Quello che non trovo, invece, sono le massicce risposte degli stessi. La gente di musica non conosce riparte il futuro? Non presta troppa attenzione alla preghiera dei fans? Non vuole schierarsi contro la corruzione?
E’ di tutta evidenza che c’è una sorta di disaffezione e di diffidenza generale e generalizzata che paralizza. Anche chi è stufo dell’italico andazzo, chi vorrebbe fare qualcosa di buono, chi è diligente e coscienzioso finisce per chiudersi a riccio, per temere che tutto vada a disperdersi, che nulla più valga la strenua resistenza.
Vale per chi è artista e per chi non lo è, intendiamoci.
Ritrovarsi a lottare “contro la corruzione” non è entusiasmante perché ci butta addosso la realtà ovvero l’atroce verità di un disastro morale. Dobbiamo vagheggiare una mobilitazione per ottenere quello che dovrebbe essere semplicemente normale. Insomma, è francamente avvilente.
D’altra parte cos’altro potremmo scegliere?
Speriamo che il futuro riparta. Con noi sani e salvi.