Tante volte penso ai guru che stanno dietro la comunicazione, le scelte del testimonial, le forze della persuasione. E poi mi trovo Joe Bastianich che reclamizza la pasta sfoglia Buitoni e non so se è bene, per lui, per la pasta sfoglia o per la Buitoni. O se è una di quelle burle che riportano un po’ di equilibrio tra fama da chef e fame da comune mortale.
Insomma Joe Bastianich alla cuoca non provetta può raccomandare una pasta sfoglia pronta all’uso per amore dei commensali: meglio qualcosa di confezionato che un’immangiabile produzione domestica. Sarà proprio questo il senso. Che di certo non posso andarlo a trovare nella logica stringente dell’incoerenza no?
Potrebbe scappare di chiedersi che pasta sfoglia usa e mangia Joe Bastianich. E come abbia valutato di consigliare quella Buitoni. Non sarà stato il compenso di ingaggio, sicuramente l’ha valutata attentamente, non è muoruto e, anzi, ha scoperto che è di gran lunga meglio di quella della mamma. D’altra parte Buitoni ha saputo intuire quanto possa essere seducente un’occasione, alla faccia dell’integerrima posa da duro e puro.
Non mi resta che vedere al supermercato quanti carrelli si riempiranno di pasta sfoglia Buitoni per il trionfo dell’arte culinaria.
Io la compro, la pasta sfoglia. Buitoni o non Buitoni che sia. Me ne vergognavo un pochino. Avrei ben potuto cimentarmi e farla con le mie manine. Ora, se non si vergogna Joe, che faccio, smetto pure io? Di vergognarmi, intendo.
Magari invece mi risolvo a rimboccarmi le maniche e impastare. Può darsi che con ciò mi avvii a diventare la futura Joe Bastianich.