L’informazione è in crisi, come tutto. Qualche Ansa che rimbalza di tastiera in tastiera, scarso approfondimento, corsa al titolo ad effetto, una tv zeppa di giornalisti che fanno i conduttori ma sembrano non possedere più le chiavi per aprire e trattare davvero l’attualità. Ci sono le eccezioni, naturalmente. Ma, appunto, confermano la regola.
E’ il dubbio della primogenitura di uovo o gallina. I giornali non vendono, le emittenti televisive non hanno soldi, sul web non si racimola grande pubblicità e quindi i mal pagati e insoddisfatti non hanno più possibilità di fare bene la loro professione. Oppure il crollo di interesse e attenzione per testate e programmi giornalistici è in larga misura conseguenza del pessimo servizio reso a lettori e spettatori.
Ciascuno scelga l’ipotesi che ritiene vera o verosimile.
Resta il fatto che sono veri docenti di ‘buon costume’, certi giornalisti.
Questo sembrano pensare, a ragione, i giornalisti stessi. Montano lo scoop uno sulla pelle dell’altro, perfino dimentichi di appartenere a una casta di privilegiati. Già, perché i poveri scribacchini liquidati con una manciata di spiccioli a pezzo sono gli invisibili. Gli altri, i volti e le penne note, tutto possono fare (fino ad oggi che domani non si sa) fuorché lamentarsi delle loro condizioni. E allora, almeno, un po’ di rispetto della loro stessa categoria dovrebbero sforzarsi di mantenerlo. Per dignità. Oltre che per conservare un minimo di credibilità.
Dopo il debutto di Anno Uno si sono subito divertiti a buttar giù dalla torre Michele Santoro come se con Anno Zero (e tutti i suoi programmi precedenti) non avesse dato prova di essere un campione di audience. Di Enrico Mentana hanno goduto per un intoppo da fiatone durante un tg quando poi, per meritevoli sostanze, tacciono ostinatamente.
Non so se sia l’invidia a farla da padrona oppure proprio l’ansia scellerata di qualsiasi microscopico scoop per acchiappare qualche allodola. O, meglio o peggio non saprei dire, un decadimento che ha fatto perdere di vista dovere, rigore, correttezza.
Leggo sempre meno Informazione, quella che adesso merita la I maiuscola tanto è rara. E trovo invece sempre più approssimazione sostenuta con piglio da oracolo. Abbondanza di frivolezze, parzialità, cattiverie a fronte di vistose lacune su quello che è scomodo affrontare. Con tutta la delicatezza e la responsabilità di un mestiere che dovrebbe tenere alto ogni giorno il sano orgoglio questo disgraziato andazzo è lo specchio di una deriva che sembriamo proprio non voler frenare.
Capisco sia difficile, sia ben chiaro, barcamenarsi tra editori, politici e rischio scottature però, almeno il limite della decenza non dovrebbe essere valicato. Mi vengono in mente tanti pruriti sui blogger, si i blogger, quelli che non hanno una ‘preparazione’ riconosciuta, quelli che non hanno l’autorevolezza di un Ordine, quelli che si permettono superficialità, quelli che cercano di farsi largo in rete senza averne ‘diritto’. Accidenti da che pulpito arriva la predica!