Lo spiffero fa il punto della situazione sulle quote Sagat che dal Comune di Torino dovrebbero passare a Vito Gamberale.
La delibera di cessione del 28% delle quote di Sagat approderà domani in commissione e già lunedì dovrebbe essere approvata dal Consiglio comunale di Torino. Lo ha annunciato ieri, durante una riunione con il gruppo del Pd, il vice sindaco Tom Dealessandri in una riunione che i partecipanti definiscono “pacata, nella quale si è preso atto di una situazione difficilissima”. Resta molto critico solo Domenico Mangone, contrario alla cessione di asset strategici della città. Dagli altri quasi una cambiale in bianco all’amministrazione. Luca Cassiani ha auspicato che nel bando venissero almeno “favoriti gli stakeholder del territorio, con un interesse reale nello sviluppo dello scalo Sandro Pertini” ma ad oggi l’unico che appare in grado di acquisire le quote comunali sarebbe Vito Gamberale, amministratore delegato del fondo F2i, attraverso il quale gestisce scali nazionali e internazionali in tutta Italia (dallo scorso aprile gestisce anche lo scalo napoletano di Capodichino), iscritto da qualche giorno nel registro degli indagati per turbativa d’asta nell’ambito dell’affare Sea, con il Comune di Milano.
Sagat potrebbe essere così il primo grande pacchetto di partecipazioni che la città dismette in attesa della cessione del 40/49% delle quote di Gtt, Amiat e Trm, racchiuse nella super holding costituita da Palazzo Civico. Se l’operazione andasse in porto così come illustrata da Dealessandri al Comune resterebbero il 10% delle quote all’interno della società e dovrebbe riuscire a intascare tra i 60 e i 65 milioni di euro. Ma nella maggioranza già si sollevano i primi distinguo: «Ci dicano dove stiamo andando. Possibile che la soluzione sia cedere quote di un’azienda sulla quale abbiamo investito milioni di euro pubblici e che garantisce ogni anno dividendi ai propri azionisti? – dice il capogruppo di Sel Michele Curto, che poi ammonisce –. Prima di essere liberato in commissione penso sia necessario un confronto nella maggioranza».