Gli scenari urbani non sono immobili, ma cambiano in continuazione. La città è un teatro in cui i protagonisti si spostano, si affollano, appaiono e scompaiono con il passare del tempo. Così è ogni grande città. Così è Torino. Già nel 1661 il Duca di Savoia, con il “Theatrum statuum Regiae Celsitudinis Sabaudiae” faceva rappresentare, per celebrare il proprio potere e promuoverne l’immagine, il territorio con diverse metodologie: mappe, prospettive, viste a volo d’uccello sulle città del Ducato.
Oggi, il Politecnico di Torino, con la Città di Torino e i 34 Comuni della cintura sta lavorando all’Osservatorio per la rappresentazione e simulazione delle dinamiche e trasformazioni dell’area metropolitana torinese”, equivalente moderno del Theatrum; solo che al posto di celebrare il prestigio di un potente, l’Osservatorio, basato su cartografia Gis e su database provenienti da svariate fonti (dall’Agenzia delle Entrate, al Censimento Istat, dall’anagrafe municipale ai piani urbanistici) servirà per prevedere le evoluzioni economiche, sociali, abitative del territorio esaminato, in un arco di tempo di vent’anni, fino al 2030, a partire dalla scala del singolo fabbricato, per arrivare a quella dell’intera area metropolitana e delle sue relazioni con le circostanti Genova, Milano e Lione.
L’Osservatorio, che dovrebbe essere lanciato prima della fine dell’estate, sarà collocato sul Web e consisterà in un sito consultabile, con diversi livelli di accesso, dal privato cittadino, dagli operatori economici e dai decisori pubblici. “Il progetto – spiega il professor Luca Caneparo, direttore del Laboratorio di Alta Qualità del Politecnico che coordina l’iniziativa – si propone di definire gli scenari urbani possibili nel prossimo futuro, per aiutare a governare le trasformazioni della città. Un tipico esempio, è quello delle scuole: spesso solo quando certe zone della città hanno raggiunto una certa densità abitativa e di bambini si pensa a costruire gli istituti, con tutte le difficoltà che implica l’innesto di questi edifici su una struttura già esistente. Grazie all’Osservatorio si potranno invece prevedere in una certa misura le esigenze future e progettare i quartieri di conseguenza”.