Ida Ferrati su Blogosfere cultura
Il Bene e il Male, serie poliziesca di Rai Uno con Gianmarco Tognazzi e Bianca Guaccero, in onda il lunedì, è ambientata a Torino. Così come nel recente passato altre famosissime fiction quali Elisa di Rivombrosa, La contessa di Castiglione, Vivere e Cento vetrine. Per parlare soltanto di serie televisive. Perché le produzioni totali (fiction, film, documentari, animazione e pubblicità) che dal 2000 hanno avuto come location Torino sono 366.
Ma perché proprio Torino? La prima risposta sta in quattro lettere: FCTP ovvero Film Commission Torino Piemonte ente senza fini di lucro, che lavora in modo esemplare a supporto delle produzioni.
L’ Ente, nato nel 2000, è stato voluto e sostenuto finanziariamente dal comune di Torino e dalla Regione Piemonte.
Daniele Segre, production manager dell’associazione mi spiega:
“Negli ultimi anni c’è stata una volontà bipartisan nella quale le due coalizioni politiche di destra e di sinistra si sono messe d’accordo per incentivare il cinema, forti del fatto che tutto ciò avrebbe portato occupazione ed economia. Torino è una città industriale che non ha abbandonato l’industria automobilistica, ma ha diversificato inserendosi nel giusto filone di conversione della città. E’ stato quindi necessario attivarsi con una Film Commission.”
Aiutiamo i produttori nella richiesta dei contributi e partendo dalla sceneggiatura li agevoliamo a trovare l’ambientazione giusta, assumendo a nostre spese un location manager. Accompagniamo poi produttore, regista e scenografo sul posto ospitandoli per un massimo di quindici giorni, offrendo il nostro aiuto per le autorizzazioni di utilizzo dei luoghi. Ci occupiamo anche della troupe. Inoltre li aiutiamo a trovare gente sul territorio Da quando esiste la nostra fondazione, molti torinesi specializzati nell’ambito cinematografico sono occupati per l’intero anno. Anche le grandi strutture a Torino non mancano.E a proposito di strutture specializzate, Torino può oggi vantare studi cinematografici di altissimo livello tecnologico come la Lumiq Studios che è all’avanguardia nel panorama europeo e internazionale con capacità di sviluppare, produrre, co-produrre e commercializzare prodotti ad alto contenuto tecnologico per la televisione, il cinema, la pubblicità e i New media.
La struttura è nata sulle ceneri della storica FERT che aveva iniziato la propria attività di produzione nel 1919 e nella quale avevano transitato nomi come Antonioni e Soldati. La FERT chiude i battenti verso il 1935 quando il cinema si sposta prevalentemente a Roma.
Il direttore generale Franco Bevione mi racconta:
” Negli spazi lasciati al loro destino, subentra un’associazione sportiva di boxe e negli anni cinquanta una bocciofila per la felicità dei pensionati torinesi. Ed è solo verso la fine degli anni novanta che il Comune e la Provincia ricomprano l’area. Attraverso un grosso finanziamento della comunità europea, gli enti ricostruiscono poi i capannoni, ormai in rovina, facendoli risplendere di alta tecnologia”.
Ora i quattro spazi enormi chiamati Teatri (il più grande dei quali ha un’estensione di 1260 mq per un’altezza di 11 metri), possono trasformarsi in qualsiasi tipo di set sia cinematografico che pubblicitario ricreando situazioni ed atmosfere dal contesto più vario. Dalla notte di Natale per la Ferrero o lo spot per il lancio della Fiat 500, al film Horror di prossima lavorazione The Ouija del regista Peter Macanzie. Abbiamo anche una grande piscina per le riprese subacquee. Possiamo citare nomi importanti del panorama cinematografico che si sono serviti dei nostri studi come il regista Roberto Faenza con il film I giorni dell’abbandono che ha occupato l’intero teatro 1 per ricostruire tutte le scene degli interni. O ancora Renzo Martinelli con Il mercante di pietre che si è affidato alla Lumiq per la progettazione e realizzazione degli effetti speciali o Stefano Bessoni per Imago Mortis.
Franco Bevione è giustamente orgoglioso quando afferma che la struttura è assolutamente innovativa ed è uno dei centri tecnologici più avanzati in Europa. E aggiunge che Lumiq ha l’ambizione di scalare il mercato internazionale producendo in proprio lungometraggi. Di recente uscita il film d’animazione in 3D Donkey Xote co-prodotto con la spagnola Filmax e liberamente tratto dal “Don Chisciotte”.
Torino e la Regione Piemonte hanno inoltre capito che è necessario veicolare le varie energie in modo che interagiscano tra loro. Partendo dalle idee che poi diventeranno film. Nascono così manifestazioni a livello internazionale come gli Europeandays e l’area IBF all’interno della fiera del libro dove produttori, autori e case editrici si incontrano per la contrattazione e l’acquisizione dei diritti. E da dove attingere se non in una delle più importanti case editrici italiane con sede a Torino? Stiamo parlando di Einaudi naturalmente. Carmen Zuelli, agente dell’ufficio diritti derivati, mi fa una panoramica sui libri da loro pubblicati negli ultimi anni e dei quali hanno venduto i diritti per farne film di successo. Da Io non ho paura di Niccolò Ammaniti, diventato film nel 2003 con regia di Gabriele Salvatores, a Notturno Bus di Giampiero Rigosi, uscito nelle sale nel 2007 con la regia di Davide Marengo, a Romanzo Criminale di Giancarlo De Cataldo diventato prima film di successo nel 2005 con la regia di Michele Placido e poi serie tv per Sky cinema con la regia di Stefano Sollima. Per citarne solo pochissimi.
Infine c’è chi, produttore americano, ha una propria base anche a Torino. La società si chiama Magmawave il produttore è Daniel McVicar che ha creato la casa di produzione con sede a Los Angeles e ora anche a Torino. Conosciutissimo dal grande pubblico come attore nella soap opera Beautiful nel ruolo di Clarke Garrison, ha poi deciso di fondare una propria casa di produzione che si diversifica su New Media, assistenza backstage e sviluppi nuovi film. Alto, molto curato nell’aspetto, ha la risata pronta, ma non finta.
Alla domanda del perché abbia scelto proprio Torino come città partner, McVicar dichiara che, oltre alla componente affettiva (ha una fidanzata torinese), è stato colpito dall’apertura alla tecnologia della città che lui paragona alla Silicon Valley americana (patria di Google).
“In un momento in cui i New Media sono una grande onda, ho trovato qui persone che lavorano duro, con competenza e creatività. Porgendosi agli altri con educazione. Torino guarda avanti, per questo mi piace,” dice.