Torino Qui – Domani

Si apre oggi, presso l’UniManagement Center, il laboratorio di idee organizzato dalla Città di Torino, insieme alla Fondazione CRT e a Torino Internazionale, che durerà fino a giovedì 28 febbraio.

All’evento Torino Qui/Domani, che si inserisce nell’ambito dei lavori del Piano Strategico ed è preparatorio rispetto alla Conferenza Generale della Città in programma il prossimo 20-21 giugno, sono stati invitati 100 giovani protagonisti della vita sociale, economica, politica e culturale di Torino, con una età compresa fra i 25 e i 40 anni.

L´interesse dei promotori è coinvolgere nel dibattito pubblico sullo sviluppo della città uno strato di popolazione che rappresenta interessi economici, sociali e culturali emergenti, sicuramente interessata al mutamento in atto, ma che non ha ancora avuto la possibilità di esprimere in modo organico il proprio punto di vista, enunciare le proprie attese, condividere opinioni, progetti, idee.

Nel corso del laboratorio, guidati da una metodologia basata sull’interazione e sul lavoro in gruppo, ai partecipanti verrà chiesto di esprimersi in merito alle trasformazioni in atto a Torino e alle sfide da affrontare.

In occasione dell´incontro LaStampa.it dedica ai partecipanti al convegno ed ai lettori uno spazio per scambiasi idee e suggerimenti: Come immagini Torino? Come vorresti che diventasse? In che direzione vorresti vederla crescere?

Per partecipare al forum

Ecco come scoveremo i mecenati

Elisa Rosso, Direttore Associazione Torino internazionale su La Stampa

I tagli alla spesa pubblica per la cultura, di cui ha parlato in questi giorni l’inchiesta di Gabriele Ferraris, hanno profonda incidenza su una città come Torino, che su questa risorsa ha investito molto, ritenendola strategica per diversificare l’economica del territorio. Come sappiamo, sono tante le iniziative per coinvolgere i privati, in particolare su progetti di grande scala. Ma il potenziale culturale di una città è fatto anche di iniziative con dimensioni ridotte e bisogni misurati. Su queste, il singolo cittadino che voglia dare un proprio contributo può fare qualcosa, a condizione che il suo intervento si assommi a quello di altri e sia convogliato su programmi e obiettivi chiari. Uno dei modelli più interessati cui ispirarsi è la community foundation (fondazione di comunità), nata in America a inizio Novecento. Ora questo strumento, importato in Italia dalla Fondazione Cariplo, è oggetto di uno studio di fattibilità da parte dell’Associazione Torino Internazionale, con un finanziamento della Compagnia di San Paolo e la collaborazione della Fondazione Agnelli: esplorare la disponibilità a costituire una fondazione di comunità, specializzata nella raccolta di capitali privati per progetti culturali, è fra le azioni auspicate dal 2° Piano strategico di Torino.

L’originalità dell’idea è mobilitare risorse filantropiche su un certo territorio, a favore del territorio stesso: i torinesi che sosterranno la fondazione di comunità sapranno che investirà tutto in ambito locale. Inoltre, rispetto alle fondazioni tradizionali, le risorse non provengono da pochi grandi finanziatori stabili, ma da una molteplicità di donazioni, lasciti e légati di tutte le entità. Negli Usa è possibile trovare fondazioni comunitarie nelle aree disagiate come nei quartieri ricchi: la spinta che le fa nascere, infatti, non è dettata solo dalla necessità, ma dall’interesse delle persone verso il luogo dove vivono.

La base etica di questo strumento è che ha finalità pubbliche, partendo da logiche private: la trasparenza e l’organizzazione snella garantiscono che quasi il 100% delle risorse sia impiegato per i progetti e non per il mantenimento della struttura. Per incidere veramente, la fondazione dovrà sapersi garantire continuità. Il principale ostacolo è che la fiscalità italiana incentiva poco la donazione; tuttavia noi siamo ottimisti: basta pensare a “Specchio dei Tempi” per convincersi che le persone possono mostrare una moderna cultura del dono.