La musica torinese viaggia in continuazione sull’ asse Torino-Milano. Lo dicono i nuovi pendolari del piccolo schermo che ultimamente fanno la spola tra la Mole e la città della Moda. Per esempio Mao e i Santabarba, che da sabato scorso sono la band residente di Scalo 76, il programma musicale del pomeriggio di Rai2. Abbigliati come i Beatles di Sergent Pepper, sono una delle novità di punta di questo format in cui gli idoli del pop nostrano ed estero si mescolano al talk show e agli speciali su X-Factor. «Noi ci occupiamo di sonorizzare la puntata – racconta Mao – riproponendo un po’ il lavoro che facciamo con Duel e il Salotto, gli spettacoli dal vivo tra chiacchiera e video che organizziamo in alcuni locali di Torino. In televisione ci proponiamo con queste divise vistose e colorate per intonarci ad un certo clima burlesque: non avendo uno stacco coscia da competizione, abbiamo optato per un look da pirati-hippies».
Ogni sabato dalle 15,30 alle 17 la band torinese commenta in chiave musicale tutti i momenti salienti dello “scalo” televisivo e spesso il suo titolare viene chiamato anche a vestire i panni di opinionista: «Sono stato anche invitato ad intervenire su alcuni argomenti. La prima occasione, quella legata allo speciale su Adriano Celentano, è stata d’ obbligo: il supermolleggiato è stato l’ oggetto principe della mia tesi di laurea. In generale siamo molto contenti perché gli ascolti stanno premiando questa avventura che ci vedrà protagonisti sicuramente fino ad aprile, mentre a marzo licenzieremo finalmente il nostro disco». Riagganciandosi alla metafora di Surfing Torino – il documentario sulla vita artistica sabauda – la chiave di lettura dell’ attuale successo dei musicisti cittadini che stanno approdando sui network nazionali sembra proprio quella del “fare surf”, di scivolare sopra le onde del mercato, adeguandosi a situazioni e progetti molto diversi tra loro.
Un altro artista che sta prendendo di petto i marosi del mercato discografico è Max Bellarosa, chitarrista e mentore dei Fratelli Sberlicchio, i re incontrastati del Bastard Pop Italiano. Stare in equilibrio sul filo che collega il web agli altri media ormai è un mestiere di cui Bellarosa è diventato un maestro. Lo dimostra la catena frenetica di sms, mail e messaggi su Facebook scatenatasi in queste ore per far votare i torinesi Windstorm, da lui prodotti e ammessi alle selezioni di Sanremofestival.59, la competizione online all’ interno del Festival. «La rete è sempre stato un veicolo fondamentale per il nostro lavoro – racconta il leader degli Sberlicchio – soprattutto perché ci ha permesso di anticipare tutto il resto.
I Windstorm sono un gruppo di teenagers di Santa Rita che stanno ricevendo migliaia di contatti su My Space e sono in ottima posizione per arrivare alla scelta finale per Sanremo giovani. Noi come Sberlicchio abbiamo firmato un contratto di un anno con Telecom per fornire i nostri video musicali al portale di Alice dove si può vedere tra gli altri la nostra ultima fatica, il clip di Alitalia, parodia che riprende In Italia di Fabri Fibra e Gianna Nannini. In più collaboro personalmente con Albertino e Radio Deejay per la realizzazione di jingle e basi musicali». In realtà Max Bellarosa tiene da parte la vera “ciccia” delle sue prossime attività. «Fino a poco fa non era ancora sicuro – si schermisce il produttore di base ai Docks Dora – ma abbiamo appena chiuso la trattativa con un grosso network televisivo per una delle nostre creature preferite: il Festival del Tarocco. Sempre fedeli al concetto di base che la musica è fatta di quattro accordi e da questa logica più di tanto non si può uscire, durante le giornate di Sanremo cercheremo di smascherare i brani in concorso, alla caccia del plagio, della citazione forzata, del suggerimento plateale o dell’ involontaria scopiazzatura. Insomma staneremo il tarocco in diretta tv. Su All Music».
Tuttavia è anche vero che non si vive di sola televisione e, nel mondo dei suoni, la radio rimane uno dei mezzi più gettonati. è il caso di Boosta, il tastierista dei Subsonica, che alle maniere esplicite del tubo catodico ha preferito la malia dell’ Alta Fedeltà. Infatti, da alcuni mesi conduce sulle frequenze di “m2o” un programma in cui fa confluire due personali inclinazioni: quella per la penna e quella per i dischi. Si chiama L’ Alfabeto degli Assassini, occupa la fascia di Real Trust di Roberto Molinaro e mette insieme le storie del crimine o i racconti noir narrati in prima persona alla musica contemporanea, curata e remixata ad hoc. Ogni venerdì viene proposta una lettera dell’ alfabeto cui viene abbinato un crimine. Si parte dalla A di Alì Agca, l’ attentatore di Giovanni Paolo II, per poi toccare la B di John Belushi, la C di Roberto Calvi e così via, fino alla lettera Z.