Sul nucleare lite tra Rubbia e Veronesi. Così titola il “Corriere della sera” un articolo di Franco Foresta Martin. Un articolo, diciamolo subito, molto equilibrato e aderente ai fatti, come sempre sono le cose che scrive Foresta Martin, una delle poche certezze del giornalismo scientifico italiano. Ma per la comunicazione verso i cittadini sul tema dell’energia il titolo è una bomba che può avere effetti devastanti.
Una “lite” tra Rubbia e Veronesi è un match tra pesi massimi. Rubbia premio Nobel per la fisica. Veronesi oncologo di fama mondiale, già ministro della Sanità, neo-senatore PD, in lista anche lui per il Nobel della Medicina. Se due scienziati così non vanno d’accordo sul nucleare, penserà il bravo cittadino, come faccio a farmi un’opinione? Risultato: altro passo indietro nella reale e razionale comprensione del problema energetico che assedia l’Italia e il mondo.
Se si legge l’articolo si scopre che, per fortuna, non si tratta di pugilato o lotta greco-romana ma di fioretto. Rubbia, che per carattere non le manda a dire, con schiettezza afferma che il nucleare è discorso da fisici e deve essere lasciato ai fisici. Brusco, ruvido, forse semplicistico. Ma non è un cazzotto. Umberto Veronesi (che nella vita non pratica lo sport del fioretto ma quello altrettanto “educato” del tennis) dà addirittura una lezione di fair play e risponde: “Non mi scontro con Rubbia”, cioè rinuncia alla replica.
Dal punto di vista della comunicazione, meglio così: Veronesi ha guardato lontano e ha giustamente concluso che aprire il contenzioso sarebbe stato sterile, e anzi dannoso perché la divergenza di visione non sarebbe stata facilmente comprensibile all’opinione pubblica.