Esof: quando il Lingotto parla inglese

Via Repubblica

Sfogliano il programma di Esof come se fosse la cartina di un parco dei divertimenti: “Ah, in sala Madrid c’è l’incontro sul brevetto del Dna!”, “no, andiamo a sentire la conferenza sui terreni contaminati dai test nucleari”. Li riconosci perché hanno il pass con sopra una striscia arancione e la scritta “attendee”, partecipante. Sono quasi tutti giovani e stranieri, e sono venuti al Lingotto per immergersi nel mondo della scienza.
Berry Holl è uno di loro. È tedesco, ma studia in Svezia. Racconta che era già a Torino per la conferenza “Marie Curie” di venerdì e ha deciso di fermarsi per lo EuroScience open forum: “Qui è bellissimo, ci sono moltissime conferenze interessanti. Il problema è che tante sono in contemporanea è non è facile scegliere. La migliore è stata quella di sabato mattina, sulla natura dell’altruismo umano. Mi occupo di astronomia, però mi interesso anche di psicologia e altri temi. È il bello di questa manifestazione, che tra l’altro ti permette di incontrare persone, di chiacchierare, di creare contatti”.

Valerio e Selene hanno fatto meno strada, perché stanno facendo il dottorato in matematica a Torino: “Mettendo così tanta carne al fuoco, l’Esof ti dà la possibilità di capire in quale ambito di ricerca potrebbero indirizzarsi i tuoi studi. Cerchiamo una vocazione? Più che altro un posto di lavoro: qui è pieno di esponenti di centri di ricerca importanti e con l’aria che tira in Italia, con la ricerca che ha sempre meno risorse, è bene guardarsi intorno”.
Berry, Valerio, Selene e gli altri “attendee” vagano per i corridoi e affollano le conferenze di Esof. E non sono i soli. Marco Pierini è un professore dell’Università di Firenze e ha appena finito di dibattere con alcuni colleghi sui pro e sui contro delle motociclette: “È la mia seconda edizione e anche io ho girovagato tra gli stand e le conferenze questa mattina. Mi piace perché è un ambiente variegato, che ti fa entrare in contatto con conoscenze e competenze diverse dalle tue”.

Al Lingotto si parla solo inglese, niente traduzioni. Quando i relatori terminano le proprie esposizioni le domande non mancano mai e se il tempo non basta si creano capannelli in cui si discute e ci si scambia biglietti da visita. La signora Luisella, di arancio vestita, assiste con distacco professionale. Ha fatto del volontariato per questo tipo di eventi una professione: “Ho cominciato dalle Olimpiadi e non mi sono più fermata, appena c’è una manifestazione mi propongo per dare una mano. Perché lo faccio? Questa è casa mia e questi ragazzi è come se fossero miei ospiti”.