Porte Aperte a Scienze MFN

Giovedì 5 novembre, alle 14, presso il dipartimento di Scienze della Terra, via Valperga Caluso 35, Torino, parte l’edizione autunnale di Porte Aperte a Scienze MFN. 

Le giornate di orientamento organizzate dalla Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche, Naturali sono indirizzate a tutti gli studenti delle scuole superiori interessati ad avere informazioni utili nella scelta del corso di laurea, in particolare agli studenti del penultimo e dell’ultimo anno delle scuole medie superiori.

Sarà l’occasione di incontrare i docenti della facoltà e di visitare le strutture universitarie.

Il calendario delle giornate
Scienze Geologiche
05/11/2009, ore14, dipartimento di Scienze della Terra,
via Valperga Caluso 35

Ottica e optometria
19/11/2009, ore 14.30, Aula 14, Centro per l’innovazione,
via Quarello 11

Scienze Biologiche, Chi ricerca… trova! Edizione Novembre
2009
20/11/2009, ore 9-13, Aula Magna del dipartimento, via
Accademia Albertina 13
È necessario iscriversi su:
http://www.unito.it/dba/permalink-3740.htm

Matematica
24/11/2009, ore 15.30, Aula A, dipartimento di Matematica,
via Carlo Alberto 10

Chimica, Chimica industriale, Scienza dei materiali
26/11/2009, ore 15, Aula Avogadro, Comprensorio chimico,
via Pietro Giuria 7

Tecnologie per i beni culturali
30/11/2009, ore 15, Aula Magna, via Pietro Giuria 1

Informatica
04/12/2009, ore 11 e ore 15, Aula A, dipartimento di
Informatica, via Pessinetto 12

Fisica
11/12/2009 ore15, Aula magna, via Pietro Giuria, 1

Scienze Biologiche
15/12/2009, ore 15, Aula Morpurgo, dipartimento di
Medicina e Oncologia Sperimentale, corso Raffaello 30,
primo piano

Scienze Naturali
18/12/2009, ore 15, Aula Ruffini, dipartimento di Scienze
della terra, via Valperga Caluso 35

ll Politecnico chiude le sedi decentrate

Via Repubblica.it

Nessuna mediazione con la politica: il Politecnico chiude tutte le sedi decentrate. Le chiude all’attività di didattica (per quest’anno gli studenti potranno seguire le lezioni in videoconferenza da Torino) e lascia alla Regione e agli enti locali la possibilità di istituire un tavolo per studiare nuove forme di formazione all’interno delle sedi. Resta, per ora a Mondovì, Vercelli, Biella, Alessandria e Verrès l’attività di ricerca, di trasferimento tecnologico, di servizi e localizzazione di attività formative non istituzionali (Master di I e II livello) e di percorsi formativi professionalizzanti (Istituti Tecnici Superiori). «Questo è ciò che il Politecnico è in grado di offrire, senza alternative – ha detto il rettore Francesco Profumo – se gli enti locali sono in grado di fare di più si siedano a un tavolo e discutano le loro idee».

«Mantenere un impegno di questo tipo non è poca cosa – risponde l’assessore Andrea Bairati – non si istituisce nessun tavolo se non vi partecipa anche il ministero». Andrea Bairati, assessore regionale all’Università, che martedì aveva incontrato Profumo assieme a Mercedes Bresso per chiedergli di rivedere i progetti di ateneo, risponde: «Vista la scelta di chiudere tutte le sedi decentrate sulla base delle indicazioni del ministero, non capisco perché le amministrazioni locali dovrebbero farsi carico delle ricadute, a questo punto ci pensino l’ateneo e il governo».

Il Politecnico vuole chiudere cinque sedi

Via Repubblica.it

Chiudere tutte le sedi decentrate del Politecnico, senza possibilità di appello. È questa la decisione verso la quale sta andando il Senato accademico dell´ateneo sulla base del nuovo piano dell´offerta formativa. Il progetto è stato presentato ieri ai membri dell´esecutivo, dopo che un centinaio di studenti e di precari della ricerca avevano occupato il rettorato di corso Duca degli Abruzzi e dopo che, anche a Mondovì, una delle sedi in fase di chiusura – le altre sono Alessandria, Biella, Vercelli e Verrès – i ragazzi avevano organizzato un´assemblea e manifestato per chiedere al rettore Francesco Profumo di tornare sui suoi passi.

Sigilli alla porta dell´aula in cui si svolge il Senato, gli studenti hanno impedito per un paio d´ore che presidi e rappresentanti delle altre componenti dell´organico si riunissero secondo il calendario prefissato. I precari della ricerca intanto chiedevano che si aprisse quanto prima un tavolo di trattativa per regolarizzare quello che ormai ha raggiunto il cinquanta per cento circa delle forze lavorative del Politecnico: l´esercito dei Cococo.

Profumo, che da mesi ormai non risponde a questa richiesta, ha accettato ieri di rimettere la questione dell´apertura del tavolo alla decisione dell´intero Senato, inserendola al punto 3 dell´ordine del giorno. Ma l´assemblea, trasmessa in streaming in aula magna e sulla rete dell´ateneo, si è chiusa senza alcuna votazione. Il ritardo in apertura dei lavori ha obbligato a rimandare la discussione più avanti ma la riorganizzazione sembra ormai cosa fatta. Da calendario la votazione finale è prevista tra il 4 e il 6 novembre prossimi.

Punto cruciale della seduta di ieri è stata la relazione del vicerettore, Marco Gilli, del progetto di riorganizzazione dell´offerta formativa per il prossimo anno accademico. Il piano richiede, senza alcuna possibilità di modifiche, la chiusura definitiva delle sedi di Biella, Mondovì, Vercelli (dove ha sede un´intera facoltà di ingegneria), Alessandria e Verres. «Secondo quanto previsto dalla legge 270 (ancora del governo Prodi) e dalle ulteriori restrizioni di una recente nota ministeriale per la quale presto saranno emanati i decreti attuativi – ha detto Gilli – il Politecnico deve dimezzare le ore di didattica complessive dell´ateneo».

Passare cioè dalle attuali 182 mila ore a circa 96 mila. Una commissione composta dai presidi, da due vicerettori e dal rettore, ha formulato il nuovo piano nelle scorse settimane. Ma gli studenti hanno chiesto una conferenza di ateneo per essere informati sul progetto. Profumo si è impegnato a convocarla prima della votazione finale del Senato.

La rivoluzione dell'e-learning al Politecnico

Al Politecnico di Torino non sono da meno che al MIT

Questa è una seconda rivoluzione dopo quella di Gutenberg. È un fattore di democrazia: oggi le informazioni hanno raggiunto una diffusione capillare e le università non possono permettersi di restare indietro». Il rettore del Politecnico Francesco Profumo ci crede talmente tanto che negli ultimi mesi ha impresso una decisa svolta al modo di far lezione dentro il suo ateneo. Sette professori, quest’anno, insegneranno con una telecamera puntata addosso. E il giorno dopo gli studenti troveranno la lezione disponibile su Internet: la potranno vedere on-line, scaricare sul pc o visualizzare su iPod, iPhone e cellulare.

Una rivoluzione sperimentata l’anno scorso e diventata operativa poche settimane fa. Tre corsi si stanno già svolgendo secondo questa modalità. Il corso di Matematica per le matricole è stato un successo: avrebbero dovuto seguirlo in 600; l’hanno seguito in 1400 tra aula, web e telefono. Numeri che spingono Profumo ad accelerare. L’idea è che l’«e-learning» diventi uno degli elementi del nuovo modello formativo del «Poli». L’obiettivo è che – entro un paio d’anni – funzioni per tutti i corsi. «È cambiata la tipologia dei nostri studenti», dice Profumo. Generazione Internet: «Dobbiamo avvicinarci alle loro esigenze, essere dotati di modalità diverse con cui erogare formazione».

L’idea sembra funzionare: solo a settembre 10 mila studenti hanno consultato le lezioni on-line. In corso Duca degli Abruzzi hanno attrezzato cinque aule; un’altra è stata allestita a Vercelli. «Le lezioni vengono riprese, poi un sistema semi-automatico sincronizza il discorso del docente con le slide mostrate in aula», spiega Enrico Venuto, dirigente dell’area informatica. Il risultato finale è una pagina con una doppia finestra: un piccolo riquadro mostra il docente che parla, un altro le slide illustrative. L’effetto? Come essere in classe, con la differenza che invece si è a casa, in treno, sull’autobus. E, anziché doversi presentare all’università all’ora della lezione, la si può seguire alle otto del mattino piuttosto che alle tre di notte.

Manca il rapporto con gli altri studenti e con i professori, è vero. Non del tutto però: «Nella pagina web di ogni corso, oltre alle lezioni, è stato organizzato una sorta di social network orientato alla formazione», dice Venuto. Chat, forum e persino una sorta di Wikipedia del corso: appunti organizzati disponibili per tutti gli studenti.

«Con questi strumenti sarà possibile acquisire le competenze di un docente straniero di grande valore senza costringerlo a viaggiare per fare lezione a Torino», racconta il rettore. È quel che sta per accadere con la Cina, a parti invertite. I professori del Politecnico, anziché viaggiare a Shanghai, potrebbero mettere il corso a disposizione degli studenti cinesi sul sito del «Poli». Così si realizza anche quel progetto di Mobile Green Campus che è uno dei capisaldi della politica del «Poli»: «Chi è in viaggio o a casa deve avere le stesse possibilità di chi viene a lezione», sostiene Profumo. «Così ci si sposta solo quando è necessario e si consuma meno energia». Chi abita lontano può scegliere di seguire i corsi – anche solo alcuni – da casa.

Meglio la lezione via Ipod

La lezione via ipod funziona

La lezione s'impara meglio se la scarichi sull'iPodPodcast batte prof, 71 a 62. Non sarà una partita giocata in un’università pubblica che sta vicino alle cascate del Niagara a decidere il futuro dell’istruzione, ma l’indizio non è trascurabile. E dice che, quando è usata bene, la tecnologia funziona meglio dell’uomo nel far entrare nozioni complesse nelle teste degli studenti. Invece di rimpiangere i bei tempi andati del chalk and talk, gessetto e discorso, i docenti farebbero bene a imparare ad adoperare un registratore digitale. Perché la rivoluzione (dell’accademia) non sarà trasmessa in tv, ma non è da escludere che sia scaricabile.

L’antefatto, per cominciare. Dani McKinney, professoressa di psicologia alla State University di New York a Fredonia, studia da tempo le potenzialità della tecnologia a fini didattici. Decide quindi di usare i propri studenti come cavie. Metà della sua classe di 64 ragazzi seguirà una parte del corso in aula con lei, modalità classica. L’altra metà ascoltando una versione audio con tanto di slides da riprodurre, quanto e quando vorranno, su un qualsiasi lettore multimediale. Il test premia nettamente i secondi che, in media, prendono voti 9 punti più alti. La docente racconta l’esperienza nella rivista scientifica Computers&Education in un articolo dalla titolazione sapiente: “L’università di iTunes e la classe: possono i podcast rimpiazzare i professori?”. La docente è la prima a non crederci. Spiega che il trucco sta non nel podcast in sé ma in come lo si usa: “Chi lo ascolta una volta sola non ha fatto meglio di chi è venuto in aula. Mentre chi l’ha trattato come una vera lezione, prendendo appunti o risentendo alcune parti, ha avuto risultati assai migliori”. Per non dire della location e della disposizione d’animo: correndo e sudando sul tapis roulant il miracolo non avviene. Se invece pigi sette replay in biblioteca è molto probabile di sì.

Redomino Plone Tour di nuovo a Torino

Quinta tappa per il RPT, che sbarca di nuovo a Torino il 3 novembre dopo il successo del 22 aprile.

Il Redomino Plone Tour è un ciclo di eventi aperti a tutti coloro che vogliano scoprire le potenzialità di Plone, uno strumento che consente la gestione di siti web e intranet in modo semplice e autonomo, indipendentemente dalle proprie conoscenze informatiche. Gli eventi del RPT offrono una presentazione interattiva, incentrata su esempi pratici e casi di studio reali.

Il Redomino Plone Tour torna a Torino, martedì 3 novembre 2009, dalle ore 10:00 alle 16:00

Sede dell’evento: Aula Multimediale del Laboratorio ICT Regione Piemonte, Corso Regina Margherita 174, Torino

    Il Poli torna al passato

    Via Repubblica

    Il Politecnico va al voto del suo senato per una delle più grandi riorganizzazioni della sua storia. E dà il via i festeggiamenti dei 150 anni di vita, perfettamente in linea con le nuove indicazioni ministeriali e con un pizzico di ritorno al passato. Un passo indietro che riporta gli “anziani” a rivivere una storia già vissuta. Meno corsi di laurea, eliminati quelli con pochi iscritti, e soprattutto nessuna distinzione per gli studenti del primo anno che frequenteranno tutti le stesse lezioni, aspiranti architetti e ingegneri, seguiranno gli stessi corsi e sosterranno i medesimi esami, e solo se riusciranno a passare all’anno successivo inizieranno a esprimere una preferenza sul proprio percorso di studio. È questo l’effetto più eclatante che ricadrà sulla vita dei nuovi studenti del Poli a partire già dal prossimo anno se questa riorganizzazione sarà approvata dal senato accademico forse nel corso della prossima seduta fissata per il 14 ottobre. L’occasione la offre l’elaborazione del nuovo piano dell’offerta formativa già voluto con la legge 270 e ulteriormente incentivato con l’insediamento del ministro Gelmini. Al progetto sta lavorando una commissione ma la decisione definitiva spetterà al senato accademico che dovrà approvarlo entro la fine dell’anno. E il rettore, Francesco Profumo, cercherà di accelerare i tempi sulle decisioni più importanti anche perché in ballo con queste modifiche c’è il 7% del fondo di funzionamento ordinario destinato alle cosiddette università virtuose.

    Gli scontenti però sono numerosi, perché il nuovo piano che prevede una riduzione di organico del 10 per cento circa e va a toccare tante rendite di posizione radicate e consolidate. Soprattutto su due punti particolarmente spinosi: il primo è il tentativo di accorpare di fatto le due facoltà di architettura e ridurle a una sola, il secondo affrontare l’annoso tema delle sedi decentrate. Per questo la scorsa settimana l’appuntamento in Senato accademico ha prodotto una seduta fiume che ha rimandato in sostanza al 14 di ottobre tutte le decisioni importanti.

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    Un Nobel scarso in matematica

    Maria Teresa Martinengo e la carriera scolastica di Rita Levi Montalcini

    Lo dirà, Rita Levi Montalcini, agli studenti che oggi e domani saranno ad ascoltarla al Teatro Carignano e a Palazzo Nuovo: «Pensate al futuro che vi aspetta, pensate a quello che potete fare e non temete niente. Non temete le difficoltà…». Tra le difficoltà incontrate dal Premio Nobel per la Medicina, che in questi giorni viene festeggiata nella sua città natale in occasione del centesimo compleanno, ce n’è una, narrata in più occasioni: studi sbagliati per il suo carattere e per le sue aspirazioni. Tanto sbagliati (la scelta era stata del padre) da consigliare ai genitori, al terzo anno, di allontanarla – con la gemella Paola – dalla Scuola superiore femminile Margherita di Savoia prima della fine dell’ultimo trimestre. La futura ricercatrice, allora tredicenne, stava attraversando un periodo sfortunato dal punto di vista del rendimento, anche in matematica e scienze. Potrebbe parlarne lei stessa, in questi giorni: una fase calante – appena accennata da Paola Gasco, preside dell’ex magistrale Berti, istituto che conserva l’archivio della “Margherita di Savoia” – causata, probabilmente, dal disinteresse che provava per quegli studi.

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    Al Politecnico la ricerca vale 48 milioni

    Andrea Rossi su La Stampa

    C’è l’auto a idrogeno, la nuova frontiera della mobilità su quattro ruote. C’è General Motors, che nella cittadella ha già investito quasi trenta milioni di euro e sta lavorando alla costruzione dei motori di ultima generazione. C’è la Pirelli, che ha scelto Torino per realizzare i pneumatici intelligenti e, dopo aver sborsato 140 milioni di euro, ha aperto un centro per lo sviluppo di programmi di ricerca e innovazione. E poi Lavazza: espresso ad alta tecnologia, qualità, sicurezza alimentare, tracciabilità, sostenibilità ambientale ed energetica, ottimizzazione dei cicli produttivi e dei materiali impiegati.

    C’è tutto un mondo di piccole e grandi imprese, che ruota intorno al Politecnico di Torino e ai suoi ricercatori. Un universo che vale quasi 50 milioni di euro all’anno, circa un sesto del bilancio del «Poli», la metà veicolati da privati attraverso contratti di ricerca. Un «tesoretto» in espansione: tre anni fa eravamo a 34 milioni, e i privati ne stanziavano 16.

    «C’è stato un lavoro profondo per cercare di avviare collaborazioni stabili e durature», spiega Marco Ajmone Marsan, vice rettore con delega alla Ricerca. «In passato l’industria veniva in università quando aveva un problema da risolvere. Ci chiedeva interventi “spot” e una volta finiti ognuno per la sua strada». Da qualche anno la musica è cambiata: «C’è un approccio nuovo – racconta Ajmone – Le collaborazioni si consolidano a medio-lungo termine. E sono molto più efficaci, perché con l’azienda non bisogna ogni volta ricominciare da zero». È la strategia degli insediamenti, molto più vantaggiosa per chi non si può permettere gruppi di ricerca in azienda.

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    Il Master Innovation and Knowledge Transfer

    Via Gianluca Dettori

    Parte la prima edizione del Master Innovation and Knowledge Transfer (MIT), ci sono anche delle borse di studio (scadono il 15 Ottobre). Il Master è organizzato da: AREA Science Park, parco scientifico e tecnologico, il Politecnico di Milano e Netval, associazione per la valorizzazione dei risultati della ricerca pubblica.

    L’obiettivo del Master è offrire una formazione avanzata sui temi della gestione dell’innovazione, della ricerca e sviluppo, dei progetti, della proprietà intellettuale e del trasferimento tecnologico/trasferimento di conoscenze.

    Il periodo formativo andrà da novembre 2009 a luglio 2011 e si divide in due annualità: con il primo anno si potrà conseguire il titolo Broker dell’Innovazione; con il completamento del secondo si consegue il diploma di Master Universitario di II livello in Innovation and Knowledge Transfer.