C’è un tumore nel mercato informatico italiano, che si è sviluppato negli anni e che nonostante le pubbliche ripetute denunce non è mai stato affrontato seriamente, tanto che è cresciuto e ha diffuso metastasi in tutta la Pubblica Amministrazione: è il buco nero delle società pubbliche della tecnologia, quelle in house, quelle che da sole amministrano più di metà delle necessità tecnologiche della Pubblica Amministrazione. Sono emanazione della PA, sfuggono alle regole di mercato perché sono parte dei propri clienti, sottraggono dunque quote di lavoro al mercato legittimo, quello fondato sulla concorrenza.
C’è questo e di più nei dati delle rilevazioni Assinform. L’associazione dei produttori del settore tecnologico e delle telecomunicazioni si rallegra dell’aumento delle spese ICT di famiglie ed imprese, ma segna un -0,6% nel 2007 per quanto riguarda la domanda ICT della PA. Una domanda che negli ultimi tre anni è oscillata “attorno ad un’asfittica quota di 3 miliardi di euro”. E ora si riduce, ma solo per quella parte “che viene posta sul mercato”. Il tumore si è ingrossato. Spiega Assinform: “Oltre la metà, infatti, pari a 1,5 miliardi di euro, finisce direttamente nelle casse delle società pubbliche in house, cifra che cresce di oltre 100 milioni di euro l’anno”.