“Oggi sono sempre di più i giovani che investono nella creatività. E grazie alla piccola grande rivoluzione tecnologica degli ultimi quindici anni, possono farlo con strumenti sempre meno costosi e più semplici. E’ una generazione che sta sviluppando forti competenze. Il problema è aiutare i migliori a trovare anche sbocchi professionali per il proprio talento. E’ questa la filosofia da cui nasce il Faber Meeting”.
A parlare è Carlo Boccazzi Varotto, che della manifestazione in corso in questi giorni a Torino è ideatore e direttore. Non è un festival come gli altri, il Faber Meeting. Se non altro perché non segue il classico canovaccio delle conferenze/incontro per il pubblico, ma preferisce puntare sulla creazione di un contatto diretto ed esclusivo tra giovani eccellenze creative e grandi aziende impegnate nel mondo dell’entertainment e dei media (in senso piuttosto trasversale: si va da big come Rai, De Agostini e www.lastampa.it fino a piccole e medie imprese locali).
“Il nostro è un evento giovane, alla prima edizione, voluto dall’Assessorato al Lavoro del Comune di Torino”, spiega Boccazzi. “In pochi giorni però siamo riusciti a raccogliere più di settanta opere di giovani autori tra i 20 e i 32 anni, provenienti da tutta Italia. Sono state le aziende stesse a scegliere le trenta migliori, suddivise in tre categorie: audiovisivi, animazione, Web. I trenta autori sono stati invitati a Torino per incontrare proprio i responsabili di quelle aziende che li hanno selezionati e per seguire i workshop di esperti come il regista Mimmo Calopresti (audiovideo), Franz Fischnaller del gruppo Fabricators (web) e Matthew Luhn della Pixar (animazione)”.
Uno strano ibrido, decisamente figlio dei nostri tempi, quello tra concorso e workshop. “Alla fine del Meeting ci saranno tre vincitori, uno per categoria, che saranno annunciati venerdì pomeriggio al Cinema Massimo di Torino e porteranno a casa duemila euro a testa. Tutti avranno comunque l’opportunità di avvicinare quel mondo del lavoro che rimane spesso molto distante dalle giovani creatività. Non vogliamo illudere nessuno: non crediamo che ci saranno immediate offerte o contrattualizzazioni. Ma speriamo che sia un primo passo per spiegare agli artisti come funzionano determinati ambienti di lavoro e per far conoscere alle aziende nuovi giovani di talento. Il livello dei concorrenti è altissimo: è incredibile cosa riescono a fare questi ragazzi. Lo stesso Calopresti è rimasto a bocca aperta e la Rai ha manifestato un forte interesse nei confronti di alcune opere”.
Contatto avvenuto, insomma. Da un lato un’industria tradizionalmente piuttosto chiusa come quella della comunicazione e dell’entertainment. Dall’altro un mondo aperto per natura, come quello dei nuovi creativi cresciuti a pane, Web e nuove tecnologie. Quali saranno i risultati?