Da Martedì 13 febbraio il pubblico potrà ritrovare le collezioni di anatomia umana nell'affascinante contesto dell'ottocen- tesco Istituto Universitario di Corso Massimo D'Azeglio. A fianco sarà possibile visitare il nuovo Museo della Frutta.
Il Museo venne fondato nel 1739, da allora la raccolta di modelli in gesso, in legno e avorio e in cera, di preparati anatomici, di strumenti e di pitture ad olio su tela è andata arricchendosi, in particolare grazie all'impegno del cattedraticoLuigi Rolando , cui deve il nome, che per primo, intorno al 1830, si occupo' della sistemazione della collezione e di trovarle una sede idonea nel palazzo che oggi è sede del Museo Egizio.
Fu l'entusiasmo del professor Carlo Giacomini, esimio studioso torinese di anatomia della seconda metà dell'800, seguace delle rivoluzionarie idee darwiniane, a sviluppare le collezioni antropologiche e primatologiche e a trovare nel 1898 la collocazione definitiva, in quelli che all'epoca erano i nuovi locali del nuovo palazzo degli Istituti Anatomici di Corso Massimo d'Azeglio 52. Da quell'anno il Museo rimase chiuso, immobile nel tempo, mantenendo però custoditi con cura i suoi preziosi reperti per tramandarli a noi oltre cent'anni dopo.
La riapertura del Museo di Anatomia Umana è il primo passo di un progetto più ampio, quello della realizzazione di un Museo dell'Uomo a Torino. Ad esso si aggiungeranno, ci auguriamo a breve, il Museo Lombroso e il Museo di Antropologia ed Etnografia.
Il restauro, coordinato dall'attuale responsabile del Museo, il Professor Giacomo Giacobini, stimato paleoantropologo, è stato di tipo conservativo, sia dal punto di vista architettonico architettonico della sede del Museo che dal punto di vista del restauro dei pezzi della collezione, ed è stato effettuato in collaborazione con la Sopraintendenza alle Belle Arti. Il visitatore, grazie anche al fascino dell'antico palazzo, ha dunque l'impressione di immergersi in un'atmosfera ottocentesca, che rimanda a metodi di studio e di ricerca antichi, con la costruzione di modelli che, superando la finalità per la quale vennero realizzati, acquisiscono oggi l'aspetto e il valore di vere e prorie opere d'arte.
Quella certa sensazione di macabro che sembra associarsi al primo impatto, viene subito superata, per lasciare spazio all'indubbio fascino esercitato da ciascun oggetto esposto, ansioso di voler raccontare la propria storia. Così il calco in gesso di una donna gravida, già presente nel primo inventario del 1739, un modello in cera di uomo "scorticato" di dimensioni naturali, l'Uomo di Auzoux, costruito a Parigi nel 1830, con ben 129 parti componibili, e ancora lo scheletro e il cervello del professor Carlo Giacomini, oltre a svariati reperti e preparati istologici, accompagnano lungo il percorso di questo viaggio a ritroso nel tempo.
http://www.museodellafrutta.it
Accanto al Museo di Anatomia apre il nuovo Museo dela Frutta che contiene una collezione di più di mille riproduzioni di frutti in cera, risalenti a fine ottocento, realizzate da Francesco Garnier Valletti. Questo famoso "ceroplasta", le cui creazioni sono incredibilmente simili alla realtà, esercitò la sua arte anche presso la corte viennese e quella degli zar di Russia. La collezione venne acquisita nel 1927 dalla Stazione Chimica della Università di Agraria di Torino.