«Si è guastato l´ascensore: non si può più salire di classe. Chi nasce in una famiglia di operai o di commessi avrà 70 probabilità su cento di fare lo stesso mestiere dei genitori. Chi cresce in una famiglia di professionisti avrà 70 probabilità su cento di ripercorrere le orme di padre e madre. Una situazione che blocca centinaia di giovani: bisogna far ripartire questo ascensore perché la meritocrazia torni una carta spendibile». Luciano Gallino, sociologo del lavoro, conclude così dopo quasi due ore di dibattito e confronto il suo intervento al convegno sul tema «L´Italia da sbloccare. E Torino?» organizzato da NewTo in collaborazione con Repubblica e che ha preso spunto dall´inchiesta condotta da Ettore Livini su R2.
L´ultima battuta è di Alberto Dal Poz, imprenditore in carriera che sprona i tanti giovani presenti nell´auditorium della Fondazione Sandretto a crederci. E il suo può essere l´esempio giusto per dimostrare che anche in un Paese come l´Italia allergico al ricambio della propria classe dirigente ci può essere spazio per quei giovani che hanno ancora voglia di fare: lui nel ‘95 ha aperto la prima impresa oggi ha un´azienda anche negli States. Ma c´è anche il rovescio della medaglia, quello raccontato da un docente universitario di 27 anni che si trova a dover vivere con 800 euro al mese: «Così non è difficile ma impossibile lasciare la casa dei propri genitori, mettere in piedi qualsiasi progetto». Un giovane imprenditore del mondo dell´Ict sostiene che in Italia «si è costretti nella bambagia» e un altro sottolinea come manchi alla fine una visione per questo progetto che punta a sbloccare il Paese (e Torino).