Quasi 100 anni e non sentirli. E’ il vicino traguardo del Parco Nazionale Gran Paradiso che, quest’anno compie 91 anni: 1922-2013. Un ambiente unico, selvaggio e ricco di biodiversità, conosciuto a livello nazionale e internazionale, il Parco è la prima area del genere in Italia che si distingue dalle altre anche dal punto di vista scientifico e della conservazione.
LA STORIA. Il Parco nasce per il bene dello stambecco. Letteralmente. Nel 1856 re Vittorio Emanuele II, amante di questo territorio, aveva dichiarato riserva reale di caccia le montagne, oggi parte del Parco, per preservare dall’estinzione lo stambecco, animale simbolo locale, il cui numero di esemplari, in quegli anni si era notevolmente ridotto a causa della caccia indiscriminata, data dalla bontà delle sue carni e dalla credenza che, alcune di esse fossero medicamentose. Nel 1919, la monarchia sabauda decise di regalare allo Stato italiano i 2100 ettari della sua riserva, a patto che diventasse un parco nazionale e così, il 3 dicembre 1922 fu istituito il primo parco nazionale italiano, quello del Gran Paradiso. E oggi, se si è fortunati, si possono ancora vedere gli stambecchi.
I NUMERI. Nell’area del Parco vivono 8.300 persone, distribuite nei 13 comuni che la zona abbraccia. 6 di questi si trovano in Piemonte e 7 in Valle D’Aosta. Solo 300, però abitano all’interno dei suoi confini più ristretti. L’intera area, quasi tutta montuosa, si estende per 71.000 ettari, fra gli 800 metri dei fondovalle e i 4.061 metri della vetta del Gran Paradiso. Unico massiccio oltre i 4mila interamente in territorio nostrano.
MISSION. Lo scopo dell’Ente Parco è quello di conservare, per le generazioni presenti e future, gli ecosistemi di rilievo internazionale e nazionale delle valli che sorgono attorno al massiccio del Gran Paradiso, gestendo, in base alle biodiversità e gradi di importanza dei siti, tutta l’area, attraverso l’educazione ambientale, la ricerca scientifica su fauna e vegetazione, lo sviluppo e la promozione di un turismo sostenibile.