Si sa, ci sono i vegetariani, i vegani, i fruttariani, i pescitariani, i crudisti, insomma persone le cui scelte alimentari sono basate su principi di rispetto della vita animale, intoccabile, ma da un po’ di tempo a questa parte, fanno capolino anche i cosiddetti reducetariani. Si tratta di individui che, pur scegliendo di mangiare carni animali, optano per una riduzione di queste consumando un quantitativo inferiore rispetto al loro stile di vita e preferendo una maggior qualità. Insomma, poca e buona. Nel regno di sua maestà la regina Elisabetta II, a quanto pare, la tendenza sta spopolando, come scritto in un articolo del web magazine Daily Mail. Il termine è stato coniato dal giovane Brian Kateman, fondatore del Reducetarian blog e si basa sulla volontà di vivere in un mondo ricco, forte, vivace che garantisca un futuro sostenibile con un minor impatto umano sull’ambiente. Tale sostenibilità, secondo Kateman, pur senza rinunciare alla carne, passa attraverso la riduzione del consumo di questa. In sostanza, non dice niente di nuovo: limitare l’alimentazione a base di animali, acquistare prodotti di qualità superiore, magari a km zero, preferire articoli artigianali a quelli industriali, etc, ma quello che dice lo sta trasformando in un modello di esistenza e di lavoro per lui, visto che si prefigge lo scopo di insegnare, formare le persone, a mangiar meglio e a vivere diversamente con maggior consapevolezza e conoscenza del mondo riducendo la povertà e la sofferenza dell’umanità.
Uno dei recenti progetti dell’Earth Institute Center for Environmental Sustainability, con cui collabora Kateman, riguarda la possibilità di proseguire lo sviluppo umano lasciando intatti gli ecosistemi attraverso la tecnica di impollinazione biologica.