Green Hill sotto sequestro. Liberi, anche se ancora negli stabilimenti della morte di Montichiari, nel bresciano, i 2700 cani di razza beagle. 30 i lavoratori indagati per maltrattamento di animali. L’operazione è scattata poche ore fa, disposta dalla Procura della Repubblica del tribunale ordinario di Brescia, agenti dei comandi provinciali di Brescia e Bergamo, Nirda, Nucleo Investigativo per i Reati in danno agli Animali e agenti della Questura locale. A farla scattare una “incauta” telefonata registrata di un operatore che, senza sapere di essere ascoltato, ha raccontato di essere pronto ad uccidere i cani prima del controllo veterinario per la verifica dello stato di salute di cuccioli e fattrici. Green Hill 2001 è uno stabilimento che alleva beagle destinati ai laboratori di tutta Europa. La struttura, di 5 capannoni, è inadatta alle necessità etologiche e fisiche degli animali e qui, i beagle, come tutti gli animali soggetti a sperimentazione, vengono allevati in massa e cresciuti senza luce solare, senza la possibilità di poter passeggiare all’aria aperta, stretti all’interno di gabbie di dimensioni ridotte e liberati solo per diventare cadaveri. Carcasse. Rifiuti da smaltire.
Da alcuni anni Green Hill è di proprietà della Marshall Farm Inc., nome noto in tutto il mondo in quanto più grande “produttore” di cani da laboratorio che esista e Green Hill è il suo unico baluardo in Italia, nonché l’ultimo stabilimento allevatore di cani da sperimentazione presente a casa nostra.
“Grazie agli atti presentati da Lav e Legambiente, è stata finalmente riaperta l’inchiesta giudiziaria sulle modalità di detenzione degli animali nella megastruttura – dichiara Gianluca Felicetti, presidente Lega antivivisezione – Ci auguriamo che gli accertamenti in corso, disposti dalla Procura, possano fare luce, definitivamente, sulle reali condizioni di vita degli animali rinchiusi nei padiglioni della struttura in attesa della spedizione verso gli “acquirenti”, e sull’impossibilità di Green Hill di garantire il rispetto delle necessità fisiche e comportamentali dei cani, visti i numeri enormi di cui si parla”.
“Speriamo che questi nuovi sviluppi mostrino chiaramente gli orrori della vivisezione e portino in primo piano le ragioni scientifiche ed etiche di chi la combatte – afferma Michela Kuan, biologa, responsabile nazionale Lav settore vivisezione – un atto importante in un contesto finora considerato intoccabile come la sperimentazione animale”.
Il beagle viene scelto, per sua sfortuna, come cavia per il carattere mansueto, non si ribella, infatti, al suo operatore, ha il pelo corto e ispido che facilita le operazioni di iniezioni e prelievi, è resistente, anche dal punto di vista cardiaco, vive bene in branco e gli si può far fare qualsiasi cosa.
Le applicazioni sui beagle sono numerose: studi di tossicità per le sostanze industriali, per le sostanze d’abuso, come alcol e stupefacenti, trapianto di organi e tessuti, cancro, test bellici, ricerca di base in qualsiasi settore, compresi quelli sulla deprivazione materna e sull’erezione, prodotta fisicamente, tramite scosse elettriche e impianti odontoiatrici per testare nuovi apparecchi sulla dentatura del cane con estrazioni e trapianti negli alveoli.
In Italia, circa 1200 cani all’anno (statistiche G.U.53) subiscono test tossicologici, prove per farmaci e per la produzione di apparecchiature e dopo aver subito le violenze fisiche e psicologiche legate all’esperimento, devono patirne gli effetti dopo il risveglio: nausea, tremori, diarrea, ipersalivazione, bruciore e paura, anche se sono pochi quelli che sopravvivono all’esperimento, e non muoiono per agonia durante la procedura. Questi animali, nella quasi totalità dei casi, vengono uccisi per investigazioni anatomiche e poi buttati in sacchetti di plastica e mandati all’inceneritore come fossero spazzatura.
La situazione oltreoceano peggiora ulteriormente, tanto è vero che è possibile utilizzare cani per esercitazioni didattiche di anatomia e fisiologia (possibile anche nel nostro Paese) e nel caso del Nord America il controllo diventa ancora più impraticabile perché la maggior fonte di animali per i laboratori sono i canili e i cani randagi che vengono, di norma, uccisi in massa tramite asfissia. Secondo la Lav la sperimentazione animale è un fenomeno che coinvolge 150 milioni di animali ogni anno, allevati, utilizzati e uccisi per fini scientifici. Né la direttiva europea 2010/63Ue, né il decreto nazionale vigente 116/92 pongono reali vincoli alla vivisezione. In Italia, infatti, si contano quasi 900 mila animali uccisi in 600 edifici specifici, senza calcolare il numero di invertebrati e animali utilizzati già soppressi.
La legge italiana limita l’utilizzo di cani, ma nonostante il vincolo, sono ancora tantissimi gli stabulari che utilizzano questa specie. In Italia, circa 1200 cani all’anno, secondo le statistiche della Gazzetta Ufficiale n.53, sono sottoposti ai più disparati test che causano dolore, sia durante le prove, sia dopo.
Ecco le aziende italiane che fanno uso di animali, secondo le autorizzazioni concesse nel 2008 e 2009: Wyeth Lederle Spa di Catania per lo studio sulle tossicità a 1, 3, 6, 9 e 12 mesi, senza anestesia; la ditta Sigma Tau di Pomezia, Roma, sperimenta nuovi farmaci, via orale e parentale, sulle funzioni cardiovascolari, senza anestesia; Research Toxicology Center Spa, sempre di Pomezia verifica l’innocuità di farmaci, prodotti chimici, biocidi, additivi alimentari e dispositivi medici, senza anestesia; Recordati Industria Chimica e Farmaceutica Spa di Latina sperimenta molecole farmacologicamente attive su disfunzioni dell’apparato urogenitale e cardiovascolare; l’Università degli studi di Milano usa cani per attività moxidectina iniettabile contro Dirofilaria repense senza anestesia; l’Università degli studi di Bari valuta innocuità ed efficacia stipite attenuato di canine coronavirus; la società Abiogen Pharma Spa di Pisa testa la tossicità tramite somministrazioni sui cani per la terapia dell’enfisema, antiossidante, ansiolitico, antidepressivo, sempre senza anestesia; l’istituto Ricerche P. Angeletti Spa di Pomezia per i composti candidati preclinici senza anestesia; di nuovo l’Università di Bari per la prova clinica di campo efficacia dell’imidacloprid e permetrina relativa alla prevenzione di malattie da artropodi (zecche e flebotomi); ancora la ditta Wyeth Lederle Spa per l’ aumento di numero di animali da utilizzare per i propri fini aziendali.