Tu salveresti dalla morte un topo o una bambina? Si, l’ho chiesto a te. Sta facendo rumore una nuova campagna pubblicitaria dal titolo ResearchSaves, ovvero la ricerca salva, ideata da una fondazione americana (Foundation for Biomedical Research) per incrementare il sostegno internazionale alla ricerca medico-scientifica con cavie animali.
L’argomento della vivisezione, mai accantonato dagli animalisti, viene riportato in auge ogni tanto, quando nelle case degli italiani per bene entrano, prepotenti, le immagini di animali sottoposti ad esperimenti di ogni genere per il bene supremo della razza umana.
Nessuno vuole rallentare o sminuire l’importanza della ricerca scientifica, indispensabile e utilissima per tutti noi, ma che debba passare sempre e solo attraverso le sofferenze altrui è incivile e inaccettabile.I cartelloni pubblicitari che fanno capolino, con grandi immagini di un topo (che, diciamolo non è tanto bello) e di una bambina, suscitano scalpore, soprattutto grazie all’immedesimazione di chi vede in quella piccola modella, ignara dello scopo pubblicitario che trasmette, la propria figlia, nipote o vicina di casa.
Il totem pubblicitario dovrebbe fare la sua comparsa nelle maggiori città del mondo, Italia compresa. Un ratto bianco guarda una bambina e le dice “Un giorno ti potrei salvare la vita”. In ogni paese in cui il cartellone potrebbe essere esposto, la frase cambierebbe a seconda del mercato e della traduzione linguistica. In Usa, ad esempio recita già così: “Chi vorresti vedere vivo?”.
Manco a dirlo. E’ ovvio che tutti “tifiamo” per la bambina, ma che le aziende farmaceutiche debbano arrivare a simili “trucchetti” emotivi è sintomatico del livello di involuzione degli uomini, ma anche del fatto che, pur di scuotere le coscienze a proprio favore, i ricercatori (ma soprattutto i pubblicitari di questi) sono disposti a tutto al fine di recuperare terreno e credibilità sociale.
Le alternative alla vivisezione esistono e da tempo, ma metterle in atto costa. Tempo, denaro, impegno e si sa gli uomini sono abitudinari e i cambiamenti, qualsiasi essi siano, li spaventano. Cambiare la società non è cosa da poco. E’ più facile restare inermi e adattarsi a quello che i grandi della Terra (grandi in termini di potenza economica, non di evoluzione personale) dettano le leggi e le consuetudini.
Ma il popolo, le persone, già da un po’ di tempo, hanno smesso di essere (non tutte) un gregge di pecore che seguono il pastore di turno!
La scelta non è tra un topo e una bambina, ma tra che tipo di persone siamo oggi e che tipo di persone vogliamo diventare domani. E il domani deve iniziare adesso!