Annunciazione: “Il valore del pensiero e della cultura soccombono miseramente alla Legge del Nuovo!” e al Reality Gossip dei New Media.
Lucia Annunziata è passata da litigare con Berlusconi a dare lezioni del giornalismo all'americana spiegando che, diversamente dagli articoli, i blog non vanno pagati.
“Perché mai?”, replicano in molti. “Perché lavorano su informazioni acquisite da altri!”, risponde lei.
Ma perché continuare? In fondo, chi se ne frega di Lucia Annunziata!
Le considerazioni che mi viene da fare sono lontane da questo rumore.
- Purtroppo l'informazione non è praticamente mai una descrizione dei fatti, ma la loro manipolazione costruita ad arte da fabbriche di credenze politico economiche – l'eredità Hearstiana di Gelli – ed erogate ad una catena alimentare di spacciatori di droga memetica agli ultimi piani della quale ci sono le fonti a cui attingono i più, siano esse cartacee o digitali, come l'Hufflington italiota. Quale disintossicazione è più possibile in un sistema che non fa che riverberare menzogne delle quali tutti siamo diventati professionisti, ovvero dove siamo tutti giornalisti?
- Non ho mai pensato di campare sui miei blog. La sola idea mi fa sbellicare dalle risate. Ma c'è letteralmente da morire dal ridere se penso a quanti schiavi della tastiera e dispacciatori di informazioni, da quelle naïf alla Twitter, a quelle delle grandi testate che campano anche loro con i soldi delle nostre tasche destinati alla loro gerarchia, lavorano gratis, o – peggio ancora – per una miseria da lavavetri ai semafori. È a questo che si riferiva Santa Lucia? Beh, non sono giornalista, ma non ho bisogno di esserlo per dire che non è un'informazione. O forse sì, nel senso della manipolazione di cui scrivevo sopra.
- Quello che veramente è più triste è rendersi conto che si riconosca valore alla produzione di imformazioni squalificando il valore (economico, perché ormai non ne si riconosce alcun altro) alla riflessione, alla critica, all'interpretazione, al confronto… in una parola, alla cultura, ovvero a quanto condividiamo con la comunità, o, se preferisci, al pensiero, ossia a quello su cui, secondo Decartes, si legittima la nostra condizione umana.
C'è qualcosa di profondamente sbagliato nel periodo che stiamo vivendo, ma forse è perché stiamo discutendo troppo, scrivendo troppo, facendo troppo rumore e non ascoltiamo più noi stessi: chi siamo e da dove veniamo, proiettati come siamo solo verso dove andremmo, verso il Nuovo a tutti i costi!
Benché privo di contenuti il Nuovo è l'unico argomento legittimo di un mondo di inganni ignoranti, purché di moda.
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