La lana può assorbire fino a 10 volte il suo peso ed essere riutilizzata più volte. Da queste caratteristiche è nato il progetto Woolres – Wool Recycle Eco System, un brevetto che risolverebbe il problema di ripulire le acque da benzina, gasolio e petrolio. Utilizza la lana grezza che rimane dopo la tosatura degli animali: non è abbastanza pregiata ed è solitamente smaltita dagli allevatori.
L’idea è nata a Biella, dove il distretto tessile è da tempo alla ricerca di occasioni di riconversione innovativa dopo la pesantissima crisi del settore negli ultimi anni. L’hanno avuta Luciano Donatelli, ex presidente dell’Unione industriale biellese, Mauro Rossetti, direttore di Tessile e salute e Mario Ploner, imprenditore della Tecnomeccanica biellese per un progetto brevettato che ha partecipato a bandi europei e che vede il contributo del Politecnico di Torino per le prove scientifiche. Oggi è in fase di avvio la produzione.
La lana sucida, così viene chiamata tecnicamente, ha un grande potere di assorbenza ed è idrorepellente ma in grado di assorbire liquidi oleosi: dieci tonnellate possono essere riutilizzate fino ad assorbire 950 tonnellate di petrolio. Dopo aver assorbito l’acqua sporca, la lana viene spremuta da una macchina apposita che separa l’inquinante rilasciando acqua pulita. Il petrolio raccolto può essere interamente recuperato e raffinato, mentre la lana esausta dopo i vari riutilizzi può essere riutilizzata come combustibile per i termovalorizzatori. Un sistema virtuoso in tutto il suo ciclo di vita, quindi.
Oggi il materiale che fuoriesce da navi e piattaforme viene trattato con additivi chimici che lo fanno depositare sul fondo, un sistema costoso e inefficace dal punto di vista ambientale. Anche le nanotecnologie, su cui ci sono esperimenti, non rappresentano una soluzione soddisfacente. Non solo i grandi disastri marini potrebbero trovare finalmente una soluzione, ma potrebbero venire ripulite anche superfici relativamente più piccole come porti, fiumi, laghi.