Si chiama “Store Factory” e porta la fabbrica sotto casa. Altro che km 0. E’ il progetto che l’Adidas ha in fase di studio per realizzare le scarpe direttamente in negozio, su misura e in tempo reale. Il consumatore sarà contento di averla come la vuole e l’azienda in grado di conoscere meglio i suoi gusti.
“I clienti riceveranno scarpe esattamente abbinate alle loro esigenze e che calzeranno perfettamente” ha detto al quotidiano tedesco Handelsblatt, Glenn Bennett, del consiglio di gestione della multinazionale tedesca. Ma non è solo questione di marketing. Riportare la produzione vicino all’acquirente permetterà di accorciare la catena dal produttore al consumatore.
NIENTE PIU’ CINA NE’ ASIA, quindi? E’ evidente un ripensamento del modello produttivo di questi ultimi anni. Tempi lunghi di produzione e trasporto significano un pianificazione di lungo termine che non va più bene per i mutevoli gusti dei consumatori occidentali. Inoltre i salari stanno aumentando, di conseguenza i costi. Certo organizzare la produzione in loco non sarà cosa da poco: stock di materiali, macchinari per cucire, assemblaggio, formazione ma portare la produzione di scarpe -e in seguito di abbigliamento- nel negozio sottocasa sarà un bel cambiamento per l’azienda, per i clienti e per la rete di vendita, che diventerà anche rete di produzione.
Dopo due anni di risultati economico-finanziari al di sotto delle aspettative, l’azienda tedesca sta provando a dare una svolta. Oltre allo store factory, ecco quindi l’acquisto di Runtastic, il social network del fitness con 60 milioni di utenti registrati e 120 milioni di download della app che fornisce distanze coperte, velocità, tempo, consumo calorico, frequenza cardiaca per corsa, bici e altri sport. Ed ecco la scarpa realizzata con i rifiuti pescati negli oceani, i filati con cui è prodotta sono ottenuti riciclando reti da pesca illegali. Per ora solo a livello di prototipo per sensibilizzare circa l’inquinamento oceanico, ma in futuro chissà.