Il famigerato “popolo” delle partite iva, o almeno una parte di esso, pari due milioni di persone e il 10 per cento del Pil, ha il suo momento di gloria dopo anni di oblio e di silenzio dovuto anche allo scarso peso negoziale dato dalla sua dispersione numerica. Il governo ha approvato ieri una serie di misure favorevoli a questa categoria spesso penalizzata dove molte persone ultimamente sono confluite non per scelta ma per necessità. L’auto-impiego è diventato infatti la soluzione tipica di chi perde il lavoro o di chi non riesce a trovarlo, raramente è una vocazione sentita e consapevole dettata da affermazione personale e libertà organizzativa. Detrazioni fiscali, smart working, formazione interamente deducibile fino a 10 mila euro, accesso agli appalti pubblici finanziati con fondi strutturali, contratti capestro dei clienti, contributi per maternità, congedo parentale e malattia sono il pacchetto approvato dal Consiglio dei Ministri ieri, collegato alla legge di stabilità 2016. Uno statuto dei lavori autonomi assimilabile al Jobs act per costruire un sistema di diritti e di welfare moderno anche per loro. Le risorse destinate sono di 10 milioni per il 2016 e 50 milioni per il 2017.