Insegnanti di sostegno: uno su tre è precario. Vita dura per gli alunni disabili

Una scelta, una missione, un atto di coraggio, oppure un ripiego, una condanna, una grandissima fregatura. In Italia fare l’insegnante di sostegno può essere tutto questo. C’è chi ci mette l’anima e chi proprio non riesce a farsene una ragione. C’è chi si aggiorna di continuo perché ci crede e chi è fermo agli strumenti di vent’anni fa “perché tanto la realtà non la cambi”. C’è chi, pur in mezzo alle fatiche, ha trovato una strada che lo rende felice e chi invece riversa sugli altri il peso delle proprie frustrazioni. Ma al di là di tante storie personali, uno sguardo sugli insegnanti di sostegno nella scuola italiana rivela una realtà difficile. Tanto più drammatica perché a farne le spese sono gli alunni disabili. Leggi tutto “Insegnanti di sostegno: uno su tre è precario. Vita dura per gli alunni disabili”

La riforma dell’Isee potrebbe danneggiare i disabili. Le associazioni chiedono incontro urgente col ministro Fornero

“La legge somiglia molto alla riforma del sistema fiscale presentata dall’ex ministro Tremonti”. Cambia l’orchestra, ma a quanto pare la musica non è poi tanto diversa. Ancora una volta bisogna fare i conti con i tagli imposti da una manovra (in questo caso si tratta della legge “Salva-Italia”, ultima di una lunga serie) e ancora una volta le associazioni dei disabili temono che a farne le spese siano le persone più fragili. L’argomento del contendere è l’annunciata riforma dell’Isee, cioè dello strumento usato finora per stabilire l’accesso ad alcune prestazioni sociali agevolate. “La logica non può essere quella del risparmio a ogni costo” scrivono in una nota congiunta Fand (Federazione Associazioni Nazionali Disabili) e Fish (Federazione Italiana per il superamento dell’handicap). Leggi tutto “La riforma dell’Isee potrebbe danneggiare i disabili. Le associazioni chiedono incontro urgente col ministro Fornero”

La manovra rischia di tagliare pesantemente sul sociale. E i disabili lanciano una petizione

“Giù le mani dagli assegni di accompagnamento. Non si taglia sul sociale. Almeno, non così, con l’accetta, col vincolo immediato di recuperare 20 miliardi. Non sarebbe più una riforma, ma solo una graduatoria di tagli. Nulla a che vedere con il miglioramento dei servizi ai cittadini”. Le associazioni di categoria delle persone disabili sono sul piede di guerra. Per effetto della nuova manovra finanziaria, in discussione al Senato,  decine di miliardi di Euro destinati al sociale potrebbero essere tagliati. In particolare, a mettere in allarme i disabili, è il disegno di legge n. 4566, che riguarda proprio le misure di riforma assistenziale.

Come al solito la situazione non è chiara: c’è il clima nebuloso che accompagna l’iter legislativo nel nostro Paese. Nessuno sa dire con certezza quali provvedimenti si nascondano negli allegati alla finanziaria. Per questo motivo, alla sede piemontese dell’Anmic (Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi Civili) nessuno osa sbilanciarsi. “Stiamo a vedere – dicono – E’  anche possibile che all’ultimo momento il Governo si metta una mano sulla coscienza”. Ma, dal tenore dei discorsi, si capisce che sono preparati al peggio. Ecco alcune delle “sorpresine” che il pacco-manovra potrebbe contenere. Servizi assistenziali come le indennità di accompagnamento (finora erogati tenendo conto esclusivamente di una valutazione clinica) potrebbero essere vincolati al reddito. E la percentuale di invalidità necessaria per accedere ai contributi Inps potrebbe essere alzata dal 74% all’80% (provvedimento che rischia di penalizzare un’ampia fascia di disabili).

Aspettando di sapere come evolverà la situazione, molti confidano nel vecchio motto “l’unione fa la forza”. La Fand (Fererazione fra le Associazioni Nazionali delle persone Disabili) è mobilitata. Parliamo di grandi numeri. A questa sigla infatti aderiscono associazioni storiche come l’Unione Italiana Ciechi, l’Ente Nazionale Sordi, la stessa Amnic e tante altre realtà. Anche la Fish (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) vuole far sentire la sua voce. Così Fand e Fish insieme hanno messo in rete una petizione in forma di lettera aperta, indirizzata “al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro dell’Economia, al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, ai Capigruppo Parlamentari del Senato e ai segretari dei Partiti Politici”.

“La spesa sociale non può essere determinata da logiche di cassa – si legge nella lettera – né i diritti civili e umani possono essere sacrificati per compiacere interessi diversi”. Le associazioni concordano sulla necessità di una riforma assistenziale, ma vorrebbero una strada totalmente diversa da quella intrapresa dal Governo. ” Servizi migliori, più efficienti e vicini ai diritti e ai bisogni delle persone, moderni e volti all’inclusione anziché alla segregazione, sono lontanissimi dalla volontà di chi intende comprimere ancora l’assistenza sociale”. Il testo completo della petizione è disponibile sul sito http://www.fishonlus.it/fandfish/firma/ E’ possibile sottoscriverla indicando nome e indirizzo e-mail, nel rispetto della privacy.