Il Disegno di Legge Delega sulla Riforma Assistenziale, attualmente in discussione alla Commissione Affari Sociali della Camera, incassa un altro risoluto no dal mondo dei disabili. Ieri la Fand (Federazione delle Associazioni Nazionali dei Disabili), un organismo di cui fanno parte alcune realtà storiche come l’Unione Italiana Ciechi, l’Ente Nazionale Sordi e l’Associazione Mutilati e Invalidi Civili, ha presentato a Montecitorio una relazione che esprime totale disaccordo con la legge.
I motivi? Niente di nuovo sotto il sole, purtroppo. Le ragioni del dissenso sono le stesse espresse nelle scorse settimane, ma forse cadute nel vuoto. A preoccupare i disabili è soprattutto l’annuncio di tagli indiscriminati al sociale: “Il modello assistenziale – fa notare Giovanni Pagano, presidente Fand – deve essere svincolato dall’obiettivo del risparmio di spesa”. Come dire: i diritti dei cittadini non sono una voce di bilancio.
E naturalmente c’è in ballo la vexata quaestio delle indennità di accompagnamento, che finora sono state erogate “a titolo della menomazione” (cioè alle persone disabili in quanto tali, indipendentemente dalle loro condizioni economiche), ma che in futuro potrebbero essere vincolate al reddito o sostituite da un “fondo per l’indennità sussidiaria”, un’entità al momento ancora un po’ nebulosa, di cui si fatica a immaginare il funzionamento.
Accanto alla relazione, è stato presentato alla Commissione Parlamentare un altro testo, contenente alcune proposte di emendamenti alla legge. Le associazioni riunite nel Fand fanno blocco compatto: chiedono che i politici rimettano mano alla riforma, accogliendo almeno alcuni degli emendamenti proposti. In caso contrario i disabili sono pronti a una mobilitazione di piazza per far sentire la loro voce.