Diciotto anni appena compiuti, ottimi risultati a scuola, ma soprattutto una grande passione per lo sport. E’ la vita di Elisa Trecastagne, una ragazza che studia a Pinerolo e viva a Villafranca Piemonte. Il suo deficit motorio non le ha impedito di essere una campionessa: il 10 marzo scorso a Santhià è salita sul gradino più alto del podio, conquistando il primo posto ai campionati regionali di corsa campestre. Un ottimo risultato, che le avrebbe garantito l’accesso ai Campionati Nazionali Studenteschi. Ma i suoi sogni di atleta si sono dovuti bruscamente interrompere. Il motivo? Molto banale: non c’erano più fondi e così i 172 ragazzi disabili finalisti sono dovuti rimanere a casa. E dire che la partecipazione degli atleti portatori di disabilità ai Campionati (che sono organizzati dal Ministero dell’Istruzione) è parte integrante del regolamento. “Ma come è possibile – commenta amareggiata Elisa – Per gli atleti normodotati, il cui rapporto rispetto a noi sarà di dieci a uno, i quattrini si sono trovati…”. Il 17 marzo scorso, mentre l’Italia intera era intenta a celebrare il centocinquantenario, Elisa si sentiva esclusa, non poteva evitare di pensare alle divisioni tangibili che ancora esistono. Così ha riversato su Facebook tutta la sua delusione e la sua rabbia. Il tam tam della rete ha fatto il resto. Oggi la storia di Elisa è stata raccontata dal quotidiano La stampa e varie persone, appartenenti al mondo della politica (come Manuela Ghizzoni, Pd) e dello sport (come Emanuela Di Centa) si sono mobilitate. Il risultato: due interrogazioni parlamentari. Certo, nessuno potrà ridare a Elisa la partecipazione alle finali (visto che i Campionati, almeno quelli per i normodotati, si sono già disputati), ma forse qualcosa (e sarebbe ora) inizia a muoversi. Che dire? I diritti a volte hanno l’aspetto di dure vette da scalare.