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Egregio Prof. Monti,   leggo con una nota di cipiglio la Sua dichiarazione apparsa sui giornali di qualche giorno fa: "Certe disposizioni dello Statuto dei lavoratori ispirate all’intento nobile di difendere i lavoratori hanno determinato insufficiente creazione di posti di lavoro".   Mi chiedo, anzitutto, in che modo una maggiore libertà di licenziamento potrebbe creare ulteriori posti di lavoro: se la matematica non è un'opinione, per ogni licenziato potrebbe esserci un solo nuovo assunto, per cui la proporzione tra occupati e inoccupati non cambierebbe. Certo, ci si potrebbe sbarazzare facilmente dei più anziani, meno vantaggiosi e utili di un giovani esuberanti che si accontentano di una busta paga da fame.   A parte questo, le leggi italiane consentono già ai datori di lavoro di licenziare per inefficienza grave o per comportamenti dolosi. E poi, probabilmente Le sarà sfuggito, esistono normative che permettono il licenziamento collettivo in maniera silente. L'istituto della cessione di ramo d'azienda, lo saprà meglio di me, è lo strumento ideale per quei datori di lavoro che vogliono sbarazzarsi di decine, centinaia o migliaia di lavoratori in un colpo solo. E in quel caso, non esistono sindacati, giudici del lavoro o proteste che tengano: bastano piccoli accorgimenti, tutti legali, perché i malcapitati si ritrovino, da un giorno all'altro, senza più un'occupazione e uno stipendio.   Certamente, ricorderà la grande Olivetti, orgoglio di un'Italia un tempo più sana di oggi. E l'altrettanto importante Bull. Provi a chiedersi dove sono finiti tutti quei lavoratori. Sono saliti sui tetti, hanno protestato davanti ai Palazzi del Potere, hanno subito aggressioni e torti inenarrabili. Tutto questo dopo il passaggio a Eutelia e una successiva Cesssione di Ramo d'Azienda.   Forse nel passaggio di consegne dall'altro Governo qualche tassello di quest'Italia in rovina (non solo per la crisi) sarà andato smarrito: il caso Agile ex Eutelia era arrivato, vanamente visti i risultati, anche sul tavolo della Presidenza del Consiglio, quella che oggi è la Sua casa. Ma eravamo piccoli numeri nascosti in una crisi di grandi proporzioni. E poi, chi avrebbe mai pensato di abrogare istituti normativi così vantaggiosi per i datori di lavori?   Egregio Professore, mi creda, licenziare è più facile di quel che pensa. Riveda un attimo la nostra storia e provi a raddrizzare il tiro: da punire non è lo Statuto dei Lavoratori, frutto del sangue dei nostri nonni e dei nostri padri, ma alcune leggi italiane che possono mettere in ginocchio non solo i lavoratori, ma l'intera economia. In fede   Luigi Civita - Lavoratore ex Olivetti - Ex Eutelia - Ex Agile

Egregio Prof. Monti,  

leggo con una nota di cipiglio la Sua dichiarazione apparsa sui giornali di qualche giorno fa: “Certe disposizioni dello Statuto dei lavoratori ispirate all’intento nobile di difendere i lavoratori hanno determinato insufficiente creazione di posti di lavoro”.  

Mi chiedo, anzitutto, in che modo una maggiore libertà di licenziamento potrebbe creare ulteriori posti di lavoro: se la matematica non è un’opinione, per ogni licenziato potrebbe esserci un solo nuovo assunto, per cui la proporzione tra occupati e inoccupati non cambierebbe. Certo, ci si potrebbe sbarazzare facilmente dei più anziani, meno vantaggiosi e utili di un giovani esuberanti che si accontentano di una busta paga da fame.  

A parte questo, le leggi italiane consentono già ai datori di lavoro di licenziare per inefficienza grave o per comportamenti dolosi. E poi, probabilmente Le sarà sfuggito, esistono normative che permettono il licenziamento collettivo in maniera silente. L’istituto della cessione di ramo d’azienda, lo saprà meglio di me, è lo strumento ideale per quei datori di lavoro che vogliono sbarazzarsi di decine, centinaia o migliaia di lavoratori in un colpo solo. E in quel caso, non esistono sindacati, giudici del lavoro o proteste che tengano: bastano piccoli accorgimenti, tutti legali, perché i malcapitati si ritrovino, da un giorno all’altro, senza più un’occupazione e uno stipendio.  

Certamente, ricorderà la grande Olivetti, orgoglio di un’Italia un tempo più sana di oggi. E l’altrettanto importante Bull. Provi a chiedersi dove sono finiti tutti quei lavoratori. Sono saliti sui tetti, hanno protestato davanti ai Palazzi del Potere, hanno subito aggressioni e torti inenarrabili. Tutto questo dopo il passaggio a Eutelia e una successiva Cesssione di Ramo d’Azienda.  

Forse nel passaggio di consegne dall’altro Governo qualche tassello di quest’Italia in rovina (non solo per la crisi) sarà andato smarrito: il caso Agile ex Eutelia era arrivato, vanamente visti i risultati, anche sul tavolo della Presidenza del Consiglio, quella che oggi è la Sua casa. Ma eravamo piccoli numeri nascosti in una crisi di grandi proporzioni. E poi, chi avrebbe mai pensato di abrogare istituti normativi così vantaggiosi per i datori di lavori?  

Egregio Professore, mi creda, licenziare è più facile di quel che pensa. Riveda un attimo la nostra storia e provi a raddrizzare il tiro: da punire non è lo Statuto dei Lavoratori, frutto del sangue dei nostri nonni e dei nostri padri, ma alcune leggi italiane che possono mettere in ginocchio non solo i lavoratori, ma l’intera economia.
In fede  

Luigi Civita – Lavoratore ex Olivetti – Ex Eutelia – Ex Agile

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