Scendere nel laboratorio di Marco Stefanelli è compiere un viaggio nei sensi, nella luce e nel buio, nelle emozioni e negli intenti. Un percorso che si potrebbe dire metaforico, se si tiene conto che io sono entrata un pomeriggio in cui era già sceso un buio blu e The Boxer Design – questo il nome della fucina creativa – era vuoto.
Una casa antica su Via Maria Vittoria, scendere le scale buie, aprire porte pesanti. L’emozione era quella di aver accesso al laboratorio di Efesto, ovvero penetrare in un luogo dove nasce qualcosa, il miracolo della vita si ripete ad libitum, si costruisce la luce e si lavora la materia. Che strana sensazione, quella del luogo sacro. Si rimane in attesa, ci si guarda intorno per capire. L’arte è una cosa strana. Si può anche non riuscirne a comprendere certe esternazioni e in quel caso si crea il disagio, quindi quando si incontrano cose nuove è sempre curioso scoprire l’effetto che ci faranno. Sono come degli appuntamenti al buio, per me.