Sono tornati i mercatini di Natale a Borgo Dora: Torino si illumina d’incanto! Andate alla sera a Porta Palazzo e perdetevi tra le casette di legno, annusante l’odore di vin brulè e cioccolata fra le bancarelle, comprate mieli di montagna, infusi riscaldanti e birre introvabili. Poi entrate al Cortile del Maglio e vagate tra incensi, atelier e temporary shop…
Torino a dicembre è nel pieno del suo splendore: nelle giornate di sole la luce che inonda la città è bianca, arriva vigorosa e splendente dal cielo azzurro intenso, riflette la sua intensità sugli intonaci chiari delle case, si rispecchia scintillando sull’acqua del Po disperdendosi in mille screziature, mentre il freddo secco fa arrossare le guance, porta dalle montagne l’odore delle stalle e della neve farinosa. A volte spira il vento: allora, chiudendo gli occhi c’è la sensazione di essere veramente fermi sulla cima di quelle montagne che si vedono immobili, limpide e bianche contro l’orizzonte in queste mattine d’inverno.
Ora, dopo questa immagine (oggi non è così, ovviamente: nubi ed annunciata neve) che davvero è la migliore fotografia diurna della città nell’atmosfera dell’Avvento, si arriva a narrare della sera, dove il miglior consiglio per chi passa dalla nostra sabauda capitale è: andate ai mercatini di Natale di Borgo Dora. Il motivo è semplice: l’atmosfera del Natale, il senso di incanto, di ritorno all’infanzia ed al sogno è a portata di tutti, davanti ai vostri occhi. Nulla da invidiare ai Marché de Noel d’Oltralpe (ma senza confronti asburgici, quella è ancora un’altra cosa): Chambéry è dietro l’angolo con Montreaux e, ancora una volta, Torino mostra la sua ovvia e stretta parentela con Lione – sebbene più in piccolo, ça va sans dire, l’esagerazione non fa parte dello spirito piemontese! – Attraversate corso Regina Margherita ed entrate in quella meraviglia tortuosa che è il Canale Molassi (antico canale ricoperto nel 1962). Una piccola abitazione d’angolo riporta alla mente le casette di marzapane delle favole. Till Eulenspiele, i cantori di carole intorno a Le Père Noel, i pattinatori dei carillon, le strade dickensiane lastricate di pietre: tutto può improvvisamente palesarsi e diventare vero, tutto si manifesta in luci e forme a cominciare da quello spicchio di casa con la facciata ricamata da scale e ballatoi. Anche i profumi di luoghi lontani: prima di inoltrarvi nel canale cercate la porticina a vetri dove si scende qualche gradino e ci si trova in mezzo al Madagascar: in una botteguccia stretta e colorata si vendono spezie ed erbe di ogni genere.
Inoltrandosi nella via, costeggiata da antiquari, brocanteur, studi d’arte e locali di vario genere (ottime fondute e bourguignonne, da queste parti!) si possono già intravedere le luci dei mercatini e la gente che si affolla al fondo di via Borgo Dora fino al ponte Mosca, restituendo a questi luoghi la loro vera anima popolare, di ‘spazio agoraico‘ di Torino. Anche quest’anno, sebbene non si estenda più fino ai giardinetti dirimpetto all’Arsenale della Pace perchè lì si riposa la mongolfiera TurinEye – perciò non ci sono più gli alberelli addobbati da un lato all’altro della strada – i mercatini sono qualcosa di incantato. Bisogna soffermarsi un momento davanti alla Trattoria Valenza e poi lasciarsi risucchiare dalla folla che sciama lentamente verso nord…
Tutto l’ambaradan allestito è una scenografia che non ha prezzo e senza questo teatrino non può essere Natale: buttarsi in mezzo alle bancarelle, apprezzare anche l’odorazzo di fritto e wurstel, scaldarsi le mani con il vin Brulè o un ponce, girare come invasati fra le casette di legno approfittando degli assaggi di cioccolato e paste di meliga, ascoltare i canti di Natale che sarebbero altrimenti solo inverecondi lamenti da oratorio: chiunque non sia uno Scrooge inside potrà solo che sciogliersi in un’innocente sorriso da puttino, in mezzo a tutto questo Paese dei Balocchi apparentemente inviolato da drammi internazionali, spread, crisi, minacce cosmiche, profezie maya.
In questo spazio lasciate che si possa sognare e ritornare all’incoscienza infantile.
Cosa resta ancora? Molto da vedere, oltre a questo angolo enogastronomico. Entrate al Maglio, nel Cortile e scopritene botteghe e artigiani. Gli introvabili profumatissimi incensi a cono di cui faccio scorta una volta all’anno, i bijoux fatti a mano con merletti e originali ciondoli da due ragazzi fantasiosi; le geometrie inconsuete e le forme audaci degli anelli fatti con vetri da un grafico torinese; quaderni, calendari, agriturismi, the, presepi, morbidi scaldini a forma di animaletto, decorazioni di ogni genere, tutti disposti in lunghe file ordinate.
E tutto intorno? Ah!!!… tutto intorno è per me il meglio del meglio…i temporary shop che circondano gli astanti da ogni lato: ovunque, sopra, a destra a sinistra! Un’orgia di atelier, sarte boho, borse e portafogli di materiale riciclato (gomme delle biciclette, lane, giornali, cartelloni…) collane fatte con pezzi meccanici, quaderni d’artista, quadri, installazioni, cazzatelle di plastica liftata e… gli immancabili pieces made by Elyron Torino.
Ubriacatevi di bellezza, di pace: è Natale, e almeno al mercatino possiamo far vivere non solo le illusioni, ma le speranze, le innocenze ed i buoni propositi...che in fondo di Natale sono sempre la parte migliore!